né trascurerò te, o salmone
Tra le pagine più inquietanti della letteratura latina c’è certamente La Mosella di Ausonio, poemetto esametrico dedicato ad un affluente del Reno, elogiato come fosse la cosa più bella del mondo – in compenso io ho ancora terrificanti incubi universitari legati all’ottantina di versi sui pesci della Mosella. Con intenti chiaramente masochistici, ho comunque preso in mano la recente edizione della Mosella, che, e qui sta il bello, comprende anche altre operette minori che non avevo mai avuto occasione di leggere.
Ausonio è scrittore elegantissimo e spesso lezioso, nonché fastidiosamente dotto (ogni suo verso pare un centone della poesia latina, in primis Virgilio e Ovidio, che pare adorare in maniera feticistica), curioso testimone di una letteratura, ahimé, al tramonto (siamo alla fine del IV secolo) ma capace (paio un libro di letteratura) di brillanti exploits; le “altre poesie” della raccolta sono il curioso Ordo urbium nobilium (una sorta di classifica delle sue 20 città preferite, che potrebbe aver ispirato il ciclo dannunziano delle “città del silenzio” nel secondo libro delle Laudi?), uno strano poemetto sul suo podere vicino Bordeux, una scelta di epigrammi, le poesiole dedicate alla sua schiavetta Bissula, il Cupido cruciatus (una cosa S&M in cui l’eroine vittime della forza di Amore si vendicano sull’alato puer) e gli epigrammi dedicati agli imperatori fino al povero Eliogabalo.
Unica lacuna, non c’è il Cento nuptialis, centone virgiliano dai contenuti, mi dicono, piccantissimi…
a seguito della tua segnalazione, non posso esimermi dal leggerlo
http://www.mqdq.it/mqdq/contesto.jsp?ordinata=pf1510451
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Buon divertimento ;-)!
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“Mosella”, memorie di gioventù…
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A me comunque piaceva di più il De Reditu di Rutilio Namaziano!
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