vindolandam veni!
Ed alla fine sono andato davvero a Vindolanda, ovviamente dopo essermi preparato.
Pare intanto che l’unica compagnia aerea che vada direttamente a Newcastle sia la Jet2.com, per cui ho vissuto di persona l’esperienza dell’ascolto prolungato di Hold my hand di Jess Glynne, cui sono comunque sopravvissuto.
Come base per le mie peregrinazioni lungo il Vallo di Adriano, ho trovato un appartamento particolarmente sciccoso (non capisco bene come, ma ho davvero pagato relativamente poco) poco fuori dal centro (Newcastle ha comunque un’ottima metropolitana e valanghe di autobus).
In tutto oltre al Great North Museum ho visitato tre siti, a partire dal punto in cui iniziava il Vallo (oggi si chiama – opportunamente – Wallsend), dove ci sono i resti di un piccolo castrum, Segedunum (gli accampamenti romani in Britannia tendono ad avere come nomi forme latinizzate di toponimi locali; questo varrebbe ‘forte forte’, nel senso di strong fort, mentre Vindolanda sarebbe tipo ‘terra bianca’).
Pare ci siano tracce di urina di cavallo
Quella a destra è una torre panoramica alta 35 metri da cui si può vedere bene la pianta del castrum, di cui – ahimé – non resta granché, ma al Museo del sito hanno provveduto con un apparato didattico davvero notevole.
Sono poi andato a Corbridge dove ci sono i resti di quella che pare essere città Romana più a nord al mondo, il cui nome era probabilmente Coria (una tavoletta di Vindolanda è la richiesta di un soldato di poterci andare in licenza: rogo dignum me habeas cui des commeatum Coris)
Tempio? No, granaio
Per andare a Vindolanda ho scelto chiaramente la giornata sbagliata dal punto di vista meteo (avete presente quella pioggerella inglese per cui sembra che non piova ma poi vi ritrovate zuppi? Esatto!) per arrivarci a piedi, dal mezzo del nulla – la stazione più vicina al sito si chiama Bardon Mill ed è davvero nel nulla:
Da lì ho iniziato a camminare per la campagna inglese per circa 4 km:
Il tutto è meno in pianura di quanto si possa pensare, eh
Finché non si arriva a Vindolanda e dall’alto la vista è spettacolare:
Il sito, come praticamente tutti i resti Romani in Britannia non preserva veri e propri edifici, e qui qualcuno ha avuto l’idea di ricostruire un tempietto alle Ninfe acquatiche, di cui si apprezza la cura non tanto archeologica quanto filologica (che Vindolanda fosse un vicus e che gli abitanti si chiamassero Vindolandenses è attestato in epigrafia). Ah, anche le didascalie dei pannelli sul sito ne contengono la descrizione in latino:
Quello che affascina di Vindolanda è che grazie alle tavolette (che sono quasi tutte al British Museum – in loco ce ne sono tipo 6) sappiamo i nomi delle persone che vi abitavano nel I secolo dC e ne ricostruiamo la loro vita grazie agli scavi – che continuano tuttora e, sì, si può partecipare – due giorni dopo la mia visita hanno trovato una scarpa di età antonina, per dire:
E per finire, a Vindolanda ci ricordano quanto siamo lontani da casa:
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