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gli apostoli sono sempre quelli che non capiscono niente

21 Maggio 2023

“Due millenni e mezzo non si possono certo saltare semplicemente tenendo un corso universitario”, nota ad un certo punto Heidegger nella discussione di un frammento – assai oscuro – di Anassimandro, sottolineando l’enorme distanza che ci separa dalla piu’ antica filosofia greca, cosa che impone di non poter rimuovere quello che è venuto dopo (da Platone a Nietzsche, in pratica).

L’inizio della filosofia occidentale (Adelphi, 2022) raccoglie il corso universitario che Martin Heidegger tenne nel 1932 su alcuni frammenti di Anassimandro e soprattutto Parmenide (quello dell’essere-che-è e del non-essere-che-non-è, che ovviamente non poteva trascurare, come già si diceva) e che è, prevedibilmente, lettura impegnativa (la cosa meno ostica è il testo greco dei due autori, il che la dice assai lunga).

I temi heideggeriani sono tutti presenti, alcune osservazioni non saranno piaciute al buon Diels ed ai suoi sforzi filologici ma alcuni passi sono illuminanti, come la lettura di dike come ‘accordo’ e conseguentemente di adikìa come ‘dis-accordo’ e soprattutto le osservazioni sul legein alla base della supposta ‘logica’:

legein significa cogliere, raccogliere, ri-unire, quindi porre dinanzi a sé dando una stabilità. Per il legein non è in primo luogo essenziale la parola in quanto comunicazione linguistica verbale, bensì il modo di atteggiarsi interiormente nell’uso delle parole: (…) a partire da noi stessi possiamo andare direttamente alle cose stesse, raccogliere il casuale e il disperso, disporlo dinanzi a noi, e solo in base a questo atteggiamento rivolgerci poi verbalmente a ciò che così è stato disposto, attribuendogli (anzi, dandogli), a partire da noi, una conformazione stabile.

Il logos è prima di tutto l’ordine che noi costruiamo dentro noi stessi e che solo poi verbalmente esprimiamo, dando alle cose l’ordine in cui sono. Ed è per questo che il logos può essere solo umano o divino. LO DICO DA ANNI (meno bene di lui).

una canzone a caso – 717

20 Maggio 2023

Johnny Mathis, When a child is born

sturm

19 Maggio 2023

Sospettavo capolavoro e, banalmente, Le affinità elettive lo sono.

Il romanzo di Goethe descrive disgregazione di un rapporto di coppia e nascita di nuovi legami con una fortissima tensione erotica (è comunque un romanzo del primo ‘800, non Chiamami col tuo nome, eh) ora conclamata ora irrisolta, mentre i personaggi sono tutti impegnati nel ridisegnare il paesaggio di una ricca tenuta con – sbaglio? – allegorie varie dell’umanità di mettere ordine nella natura quando, nelle loro relazioni, la natura sfugge ad ogni controllo e si rivela incontrollabile, fino all’estremo.

Liricamente meno perfetto del Werther e forse un po’ troppo lungo nella seconda parte – quando le coppie sono forzatamente separate – , tocca comunque vette sublimi (che non ricordo di aver trovato nel film dei fratelli Taviani che ho il sospetto di aver visto decenni fa).

una canzone a caso – 716

17 Maggio 2023

Coldplay ft. BTS, My universe

Per quanto potesse sembrare improbabile, direi che alla fine questa collaborazione intercontinentale aveva un suo perché:

stabat uxor

16 Maggio 2023

Altro meraviglioso tassello che si aggiunge alla sempre fantastica storia della dinastia giulio-claudia è Agrippina, la sposa di un mito che Lorenzo Braccesi (che già ci aveva dato un intrigante ritratto di Giulia, la figlia di Augusto) ha dedicato ad una delle figlie di Giulia ed Agrippa, che finì in moglie – ma pare fosse anche proprio innamorata – a Germanico, nipote di Tiberio, in un matrimonio che si proponeva di rinsaldare le due componenti della dinastia e fu quindi madre di Caligola nonché – tramite la forse piu’ famosa figlia Agrippina (la scarsa fantasia onomastica dei Romani ha toni epici, tipo Marquez) – nonna di Nerone.

Tutta la vicenda si sviluppa nei pochi anni immediatamente successivi alla morte di Augusto, quando sale sul trono Tiberio che gode di assai scarsa popolarità rispetto al nipote Germanico e che ha un chiaro bisogno di consolidare il suo potere (eliminando ad esempio Agrippa Postumo, col quale Augusto pareva aver avuto un riavvicinamento poco prima della morte).

Attorno a Germanico, che pare tutto tranne che ambizioso, si muovono le trame della moglie che, secondo Braccesi, diventa la sua PR e ne favorisce gli accostamenti ad Alessandro Magno (vi sarebbero tracce di un paio di poemi che celebrano Germanico secondo i canoni dell’imitatio AlexandriBraccesi è sempre un po’ ardito in alcune sue ipotesi, come quando trova tracce di un poemetto su Germanico nella Troade in un passo di Lucano), in modo che risulti l’ideale successore se non di Augusto (fuori tempo massimo), almeno di Tiberio.

La cosa fallisce quando, dopo improvvisa e repentina malattia, Germanico muore in Asia, direi convinto di essere stato avvelenato dal governatore della Siria (cui Tiberio aveva affidato obscura mandata), mentre Braccesi pensa ad un ruolo della moglie di quest’ultimo, che chiaramente non andava d’accordo con Agrippina ed i suoi piani.

Da lì a poco il sipario calerà sulla matrona (e su una buona percentuale dei figli) con accuse pretestuose e non vedrà – ma forse è meglio – salire al trono il bimbo che portava con sé in giro per accampamenti al seguito del marito, chiamato Caligola dal sandalo tipico dei legionari – alla cui pietas filiale dobbiamo la translazione delle sue ossa nel mausoleo della gens augustea, da cui Tiberio l’aveva bandita.

L’iscrizione funebre – che l’autore pone ad epilogo – la ricorda come filia (di Agrippa), nepos (di Augusto), uxor (di Germanico) e mater (di Caligola stesso), perché a Roma le donne erano sempre qualcosa di qualcuno, ma direi che il suo posto se l’è guadagnato.

una canzone a caso – 715

5 Maggio 2023

Marina And The Diamonds, Primadonna

birthday party, cheesecake, jelly bean, vermouth

3 Maggio 2023

Un piacevole appuntamento quotidiano (esce ogni giorno alle 12:00), Cosa c’entra è un podcast di Chiara Alessi dedicato a curiosi collegamenti ed inattese convergenze fra diverse “cose” (lo preferisce al piu’ tecnico “oggetti”) che nasce dalla sua grande conoscenza del design, confermata dal recente Lo stato delle cose (Longanesi 2022).

Dedicato a sei cose apparentemente distanti (la borraccia, la penna a sfera, la schiscetta – io l’ho sempre chiamata “gavetta”, mia madre “gamella” o pure lei “schiscetta” – il passamontagna, la striscia rossa dell’uniforme dei Carabinieri, il fiore nel logo della Fininvest), è una curiosa “storia della repubblica per oggetti”, oggetti che hanno accompagnato l’Italia dagli anni ’50 a fine secolo, diventando involontariamente protagonisti della Storia colla maiuscola, assumendo spesso significati – od usi – diversi da quelli per cui erano originariamente pensati.

Un libro non solo per accumulatori seriali, eh.

una canzone a caso – 714

1 Maggio 2023

Pink Floyd, Learning to fly

cruelty and manhood are synonymous, it seems

29 aprile 2023

In attesa dell’antologia definitiva (Smash, a giugno), i Pet Shop Boys hanno pubblicato un extended play (Lost) con quattro canzoni incise a suo tempo per Super (2016) ma non comprese nell’album ed una cosa piu’ recente, che credo dica tutto quanto vada detto su Vladimir Putin (I want men to die / with my name on their lips) – si chiama Living in the past:

Delle altre quattro canzoni, Skeletons in the closet e Kaputnik sono facilmente trascurabili, I will fall ha i suoi momenti ma il vero gioiello è The lost room, il cui video è tratto da un vecchio film sui Turbamenti del giovane Torless di Musil ed è un trionfo di omoerotismo represso (we would play the strangest games / that any boy might like to play) e preamboli del nazismo (In the lost room / a boy could see / how survival of the fittest / meant destruction of the weak). Inquietante:

primus ille

22 aprile 2023

La vita dell’urbinate Polidoro Virgili dev’essere stata alquanto interessante, considerato che la trascorse quasi tutta in Inghilterra alla corte di gente come Enrico VIII (non c’entra molto, ma con rammarico noto che ad un certo punto abbiamo smesso di italianizzare i nomi dei reali inglesi, mentre troverei molto piu’ grazioso dire che i figli di Carlo sono Guglielmo ed Enrico, spostati con Caterina e Megana), finendo pure prigioniero nella Torre di Londra (!).

Notevole scrittore latino, ebbe un enorme successo con i tre volumi del De inventoribus rerum (1499), dedicati agli inventori/scopritori (non fa granché distinzione fra le due cose) di praticamente tutto, dalla lingua alla religione, dal nome di ‘dio’ alla metrica (#spoiler: l’inventore è Dio stesso, in quanto il mundus si regge su certa ratione e numeris praefinitis), dalla satira (tota nostra, citando Quintiliano) al gioco della morra (che ha, scopro, un antecedente latino chiamato micare, poi diventato un Italis ludus notus), dalla pittura (con menzione speciale per Raffaellocive meo, urbinate come lui, II 24) all’invenzione della staffa (XVIII 5, sarà contento Le Goff), il tutto saccheggiando autori latini e greci (Plinio in particolare, ma lui cita continuamente il divus Gerolamo).

Contrariamente alla vulgata classica, per cui un sacco di cose erano state inventate dai Greci e poi translate nel mondo romano, Polidoro tende ad attribuire le inventiones ad altri popoli, come gli Egizi, gli Etiopi e soprattutto gli Ebrei, dai quali, attraverso i Romani, sono arrivate ai cristiani e quindi a noi (ma Polidoro tende a considerare se stesso ed i suoi contemporanei in continuità rispetto ai Romani: apud nos, dice, Cicerone fu lux doctrinarum fulgentissima ac Romanae eloquentiae fons uberrrimus)

PS / Stupisce che non abbia ritenuto opportuno citare i viaggi di Colombo, che scoprirono – dal punto di vista occidentale – interi continenti, C’è comunque qualche richiamo alla modernità, come l’elogio dell’inventore della stampa (Ioannes Cuthenbergus, ovviamente) nel 1492 o la tirata contro le armi da fuoco (II 11) che potrebbe aver dato ad Ariosto lo spunto per un analogo passo (Orlando furioso IX e X).

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