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from revolution to revelation

11 novembre 2015

745A pochi anni dalle celebrazioni (?) per il centenario della Rivoluzione d’Ottobre mi è parso opportuno riflettere sulla parabola del comunismo, a partire da un testo ormai classico (che compie ora vent’anni) quale Il passato di un’illusione di Francois Furet, dedicato a “l’idea comunista XX secolo” (che pare fuori catalogo – evidentemente alla Mondadori sono tutti stalinisti che mettono a tacere i disfattisti).

Non si tratta di un libro di storia del comunismo ma di un testo che, con un certo approfondimento (che maschera la notevole prolissità dei francesi, eh), racconta di come la rivoluzione comunista fu vista dall’esterno, in quell’Europa che ne sarebbe dovuta essere lo scenario e che ne venne invece colta di sorpresa.

Si parte così dai richiami alla Rivoluzione Francese (su cui lo stesso Furet ha scritto le sue cose migliori), passando per le vicende drammatiche di personaggi come Pierre Pascal, un giovane e fervente cattolico, che lascia tutto per trasferirsi in una Russia che vede come realizzazione del regno di Dio (!) in terra (“si stanno realizzando il quarto salmo dei vespri domenicali e il Magnificat: i potenti rovesciati dai troni ed il povero riscattato dalla miseria”, scriveva il poverino), per poi restarne drammaticamente deluso (“Nessun regime è stato mai fondato sino a questo punto sulla menzogna”), una parabola tristemente comune a tanti nell’Europa degli anni ’20, che, mentre Stalin massacra milioni di ucraini, lo celebra come genio della programmazione economica.

Non mancano pagine importanti dedicate al rapporto col nazismo (dittatura della razza anziché del proletariato) o alle vicende della Spagna franchista, al conflitto mondiale (quando, tra il 1939 ed il 1941 Hitler e Stalin erano serenamente alleati, con la curiosa circostanza per cui la Russia invade la Polonia nel 1939 e la “libera” nel 1944) ed all’immediato dopoguerra, quando l’Armata Rossa è vista come “la disinteressata missionaria dell’antifascismo” nell’Europa orientale.

E si va avanti così, fino al tragico epilogo (la morte di Stalin, il XX Congresso del Partito, l’Ungheria, la Cecoslovacchia) fino ad arrivare al momento in cui la tragedia si fa farsa e, nell’autunno del 1989, la rivoluzione è finita.

E non si può concludere che con My october symphony dei Pet Shop Boys:

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