decide it’s time to reinvent yourself
Dopo Introspective (1988), i Pet Shop Boys decisero per la prima volta di lavorare ad un album con un unico produttore, e la scelta cadde su Harold Faltermeyer, già collaboratore di Giorgio Moroder.
Il risultato fu Behaviour (1990) e non ne venne fuori un misconosciuto capolavoro di italo disco ma il loro album più mitteleuropeo (come fecero l’anno dopo gli U2 per Achtung Baby), registrato tra Monaco e Londra, nonché quello che probabilmente resta il loro miglior disco.
I toni cupi della cosa furono evidenti già dal primo singolo, la fortunata So hard, qua sotto in versione estesa:
Come secondo estratto scelsero Being boring, che (non solo per me) è la più grande canzone mai scritta. Per quanto però oggi sia considerata un classico, le fortune commerciali del brano non furono notevoli, cosa che portò ad inventarsi come terzo singolo una versione radicalmente remixata di How can you expect to be taken seriously ed un curioso incontro fra Can’t take my eyes off you e Where the streets have no name degli U2, che oggi suona un po’ datato ma che resta estremamente creativo:
Come ultimo singolo scelsero Jealousy, una delle loro prime canzoni scritte insieme (risale al 1982 e pare fosse nella cassetta che presentarono alla Parlophone/EMI) ma nel frattempo avevano iniziato il loro primo tour (Performance; visti a Milano il 17 maggio del 1991, ovviamente), dopo già essersi cimentata in qualche data in Inghilterra ed Asia nel 1989.
Performance decisamente non era il classico concerto pop ma un’esperienza mesmerizzante ed all’epoca assolutamente insolita; il concerto si apriva con This must be the place I’ve waited years to leave, in cui Chris Lowe stava seduto con una mela in mano. Geni:
Tra le altre canzoni dell’album, meritano una citazione My october symphony (sul crollo del muro di Berlino e a fine del Comunismo), Nervously (la canzone del coming out di Neil Tennant, per quanto sarebbe avvenuto qualche anno dopo) e The end of the world.
La riedizione dell’album, apparsa originariamente nel 2001, è stata ora rimasterizzata ed alle dieci tracce dell’album originale unisce un secondo disco di rarità (ci sono lati b come It must be obvious, Miserablism, la spettacolare Bet she’s not your girlfriend, We all feel better in the dark, Music for boys), qualche divertissement (Generic jingle), qualche remix ed i due singoli allora inediti tratti dalla loro prima antologia (Discography), Was it worth it e soprattutto DJ Culture, che parla della guerra del golfo, di Oscar Wilde e di come tutto sia perennemente riciclato e ‘campionato’, anche le emozioni ed i sentimenti:
Sarebbero tornati un paio d’anni dopo, dalle parti di life in plastic / it’s fantastic, come ‘she after Sean’…
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