ippodromo, bordello e nordici soldati
Ho sempre pensato che nulla potesse superare la disfunzionalità della dinastia Giulio-Claudia ma mi sono dovuto ricredere – non mi riferisco ai Windsor ma alla corte bizantina di Giustiniano, avendo appena letto Theodora di David Potter, dedicato alla reale consorte dell’Imperatore, diventata, da figlia di un ursarius, ballerina e prostituta (come ricorda Guccini in Bisanzio), sovrana di mezzo Impero Romano.
La cosa piu’ intrigante riguarda le fonti sul periodo, che dipendono essenzialmente dagli otto libri della storia che Procopio di Cesarea dedicò alle guerre di Giustiniano ed alle sue opere encomiastiche; lo stesso Procopio scrisse però una ‘storia segreta’ (che non pubblicò a suo tempo e fu scoperta in un manoscritto vaticano solo a inizio del XVII secolo) che è invece un trionfo di pettegolezzi con una certa tendenza alla diffamazione, che presentano l’imperatore come un demente vittima delle congiure di Teodora, vista come un concentrato di tutte le figure femminili piu’ inquietanti del mondo antico (da Medea ad Agrippina, per intenderci).
Da questo ginepraio Potter cerca di ricostruire un ritratto di Teodora il piu’ possibile verosimile, sottolineando come riuscì a destreggiarsi (era di simpatie anti-calcidoniane) nei deliri teologici dell’epoca, senza mai rinnegare il suo passato (mostrando, anzi, particolare sensibilità verso gli “ultimi” della società, istituendo una sorta di ostello per ragazze che volessero sottrarsi alla prostituzione coatta – un unicum nella storia antica), finendo coll’essere considerata una tentata papicida (!) in Occidente ed una santa (!!) in Oriente.
A fianco inoltre di una spiccata erudizione ed un uso puntuale delle fonti, Potter ha poi una scrittura vivacissima, che trovo geniale: colpito dalla dovizia di particolari con cui Procopio descrive una performance di Teodora (a cui non aveva assistito), nota che makes one wonder a bit how he spent his spare time (p. 27); presenta poi la religione di Mani come un misto di combined aspects of Christianity, Judaism, and Zoroastrianism with the products of his own fertile imagination (p. 130) e definisce edgy le tendenze del tardo Platonismo (p. 136).