untruly madly deeply
Dedicato alla scomparsa (ormai quasi 40 anni fa) di Emanuela Orlandi, Vatican girl pare un “bignami” degli anni ’80, con GP2, la guerra fredda, il KGB, i telefoni a gettoni, Roberto Calvi ed il Banco Ambrosiano, la Banda della Magliana, Roma tappezzata di manifesti con la foto della ragazza e manca praticamente solo Drive In.
Come molti documentari recenti, poco o nulla aggiunge alla vicenda, è inutilmente lungo, montato con ripetizioni e spezzoni che si ripropongono a caso, sconvolgenti rivelazioni smontate dieci minuti dopo, un inquietante circo di millantatori e narcisisti (comprensibile solo la partecipazione della famiglia Orlandi che non ha pace da decenni), con in piu’ l’ossessione – tutta riformista, direi – per il sottogenere dei “segreti del Vaticano” ed una rappresentazione degli ambienti che pare filologicamente corretta ma che non distingue tra filmati dell’epoca e ricostruzioni di studio – in una scena si vede un mangianastri con sopra un peluche e a fianco delle musicassette – non è chiaro se vuole essere la stanza di Emanuela o di una sua compagna di scuola – fra cui si distingue Animale di Scialpi (che è del 1984) ed il debutto dei Savage Garden (del 1997!) e viene il sospetto che sia tutto un set.
Bocciato anche dal sottoscritto. Solita robaccia netflix.
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