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la rentrée

7 settembre 2022

Per iniziare con fiducia il nuovo anno scolastico e guardare con serenità al futuro, niente di meglio de La scuola bloccata di Andrea Gavosto (economista e collaboratore della Fondazione Agnelli, due caratteristiche non esattamente benvolute nel “mondo della scuola”, diciamo).

Il libretto ha una densa pars destruens in cui – dati alla mano – analizza alcuni nodi problematici del sistema scuola, dagli apprendimenti (com’è che si diplomano praticamente tutti e poi hanno risultati imbarazzanti in test standardizzati o non sono comunque in grado di scrivere un tweet senza errori ortografici o di pensiero consequenziale?) ai curricula, dalla formazione/selezione dei docenti (un meccanismo che cambia ogni maggioranza politica) alle metodologie di insegnamento, una trattazione che risulta deprimente a chi già sa queste cose ma certamente utile al lettore che ha lasciato la scuola da decenni.

La pars construens, concentrata non solo nelle ultime pagine ma diffusa in tutto il testo (con una certa rassegnazione sul fatto che molte delle proposte sono, rebus sic stantibus, impossibili da realizzare), non è particolarmente originale (un curriculum di base comune a tutti con la possibilità di scelta fra insegnamenti facoltativi, allungamento dell’obbligo, diversificazione di carriera dei docenti etc. ), tranne l’inedita proposta di rendere l’abilitazione degli insegnanti a tempo, immaginando che “ogni dieci anni tutti gli insegnanti dovessero sottoporsi ad una verifica sul grado di aggiornamento delle conoscenze disciplinari e, soprattutto, delle competenze didattiche”, idea che troverei enormemente divertente (e che, scherzi a parte, mi pare comunque meno problematica di una valutazione dei docenti basata sui risultati degli studenti, date le sterminate variabili che mettono determinati studenti davanti ad un dato docente).

Nei complessi rapporti fra sistema scolastico e cittadinanza va, infine, notato che le famiglie stesse paiono cercare una certa (per loro aurea) mediocritas: da un po’ di anni l’osservatorio di Eduscopio.it pubblica una “classifica” delle scuole superiori (che nasce da dati come il rendimento degli studenti al primo anno di università e non solo i voti del percorso scolastico) ma, nota Gavosto, in seguito a queste classifica, se è vero che le scuole “peggiori” hanno avuto cali di iscrizione, questi non sono stati a favore delle scuole “migliori” (che non hanno visto particolari aumenti) ma delle scuole “nel mezzo”, perché, aggiungo io, questo paese non cerca il meglio, ma il meno peggio.

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