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when the angels from above

26 luglio 2022

Come praticamente tutti i suoi predecessori in epoca moderna (con l’ovvia esclusione di Kennedy – e di Bush padre), anche Barack Obama ha pubblicato un libro sulla sua presidenza, Una terra promessa.

Considerato che verosimilmente lo avrà scritto davvero lui, non sorprende che sia uscito a quattro anni dalla fine del suo secondo mandato, né che confermi una certa prolissità – malgrado sia un volumone da più di 800 pagine, arriva solo alla morte di bin Laden ed è seguito da un secondo tomo (per ora solo annunciato).

Già apprezzato come scrittore (Dreams of my father era del 1995!), Obama riesce a raccontare la sua carriera politica e la sua presidenza con confermata bravura, sia quando si sofferma sugli aspetti privati sia quando rievoca i principali avvenimenti di quegli anni, con un’ammirevole capacità di non scoraggiarsi di fronte agli inciampi ed agli ostacoli di un lavoro massacrante, reso ancora più difficile da parte della società statunitense, profondamente sconvolta dall’elezione di un presidente afroamericano (direi che la lettura fondamentale sul tema resta questa, di cui parlavamo qua).

La mole del lavoro ha certamente reso la vita non facile ai tre (!) traduttori, che ogni tanto si perdono per strada (in italiano credo sia più frequente passarsi “il testimone” più che “la torcia”) e stupisce che al poderoso lavoro di fact-checking da parte della Casa Bianca sia sfuggito il passo in cui Obama dice che nella sua vecchia scuola elementare di Giacarta i ragazzini ascoltavano i New Kids On The Block. Nel 2008.

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