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maturità 2022

22 giugno 2022

Senza particolare coinvolgimento (non ho una quinta), è comunque un piacere dire qualcosa sulle prove di Italiano dell’Esame di Stato, anche perché tanto di Latino non potremo parlare, perché ogni scuola ha una prova elaborata dai propri insegnanti e non ci sarà una prova “nazionale” (buh).

Causa due anni di oblio pandemico, non mi è ben chiaro da quando la prova è strutturata come quest’anno (non c’è più l’insulso saggio breve! E il tema di storia! – ma quest’anno non c’è stata la “polemica”, anche perché lo hanno comunque inserito indirettamente in una traccia), comunque i #ggiovani potevano scegliere se fare “l’analisi del testo” (tipologia A1 e A2, perché possono scegliere fra testo poetico e testo in prosa), un “testo argomentativo” (tre modelli: B1, B2 e B3) o, tenetevi forte, una “riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità” (= tema, nella lingua vera), a partire comunque da due testi (C1 e C2).

Il primo testo proposto (A1) viene dalle Myricae di Pascoli e qui si chiama La via ferrata, ma pare che in precedenti edizioni si chiamasse tipo I pali del telegrafo ed effettivamente non è chiarissimo di cosa stia parlando (complice la mia ignoranza: a fine ‘800 i treni andavano solo a vapore e quindi non c’erano “i pali” della ferrovia o c’erano già treni elettrici?): la via ferrata che bruna si defila è una sequenza di pali (elettrici?) bruni o, etimologicamente, una ferrovia bruna per le assi orizzontali fra i binari? Poi si parla chiaramente di pali dritti che sono, secondo la nota, i pali del telegrafo ma lo erano anche prima? L’e che apre la seconda strofa potrebbe sembrar dire che ci sono due “cose” (la ferrovia e poi i pali che la costeggiano)? In ogni caso credo che il senso sia quello della “modernità” che bruscamente “violenta” il passaggio bucolico in cui le mucche pascolano tranquilla/mente con “brutale enjambement” (lo chiamerei io; mi dicono si chiami tmesi) che secondo me ha lo scopo di introdurre il tema della poesia, che mi pare andare dalle parti del contrasto natura/tecnologia, dove la seconda sembrerebbe imitare (o parodiare?) la prima (perché i fili del telegrafo emettono un suono che talora pare lamentosa voce di donna, dicono al Ministero, ma quel rombando mi pare più da locomotiva che da telegrafo, anche se ammetto di non essermi mai messo ad ascoltare i fili del telegrafo) ma, come spesso in Pascoli, non è che succeda “qualcosa”, è più che altro roba da vedere (brilla) o da sentire (immensa arpa sonora).

Niente panico, c’erano comunque le domande:

  1. Presenta sinteticamente il contenuto della poesia e descrivine la struttura metrica (sul contenuto mi sono espresso; per il resto sono due terzine ed una quartina di endecasillabi a rime alterne)
  2. Il componimento accosta due piani contrastanti della realtà: individuali mettendo in rilievo le scelte lessicali operate dal poeta. (mi sa che ci ho preso, con la cosa di natura/tecnologia)
  3. Quale elemento lessicale è presente in ogni strofa della poesia? Illustrane il senso (c’è tutto un giochino di difila / fila / fili che non credo abbia un gran “senso”)
  4. Qual è, a tuo parere, il significato simbolico della poesia? Motiva la tua risposta con riferimenti precisi al testo. (come sopra, dai)
  5. Completa la tua analisi descrivendo l’atmosfera della poesia e individuando le figure retoriche utilizzate da Pascoli per crearla. (“cielo di perla” è un #capolavoro, come confermano Mahmood e Blanco in Brividi: e ti vorrei rubare un cielo di perle, ha notato @luca_barra)

C’era poi una traccia di “interpretazione” (Commenta il testo della poesia proposta, elaborando una tua riflessione sull’espressione di sentimenti e stati d’animo attraverso rappresentazioni della natura; puoi mettere questa lirica in relazione con altri componimenti di Pascoli e con aspetti significativi della sua poetica o far riferimento anche a testi di altri autori a te noti nell’ambito letterario e/o artistico) in cui sguazzare serenamente.

Il testo di prosa (A2) presenta il classico problema della prosa narrativa: o si trova un testo autoconclusivo brevissimo (tipo una favola esopica) o si taglia malamente un testo più lungo (non sia mai che in SEI ORE i #ggiovani possano leggere una novella) e qui hanno scelto di maltrattare Nedda di Verga, togliendo il finale della novella stessa, dove (#SPOILER) si scopre che la donna tiene sì con sé la bimba ma questa poi MUORE. Tra le domande posto ai #ggiovani c’è poi il problema della seconda (Individua nel brano i principali elementi riferibili al Verismo, di cui l’autore è stato in Italia il principale esponente), perché (#ALTROSPOILER) Nedda è solo in senso lato “riferibile al Verismo” ed anche il riferimento successivo al Ciclo dei vinti mi pare un po’ forzato, visto che in Nedda non credo ci sia quel tentativo di riscossa sociale che porta i Malavoglia a commerciare lupini o Mastro don Gesualdo a sposarsi “bene”- #epicfail e andiamo velocemente oltre.

Come primo testo argomentativo (B1) viene presentato un testo che argomentativo non è, in cui, in una conversazione con Gherardo Colombo, Liliana Segre ricorda il suo allontanamento coatto da scuola e l’isolamento sociale di cui gli ebrei italiani furono vittime prima ancora che si arrivasse alla deportazione. La scrittura è elegante e limpidissima, ma, dovendoci per forza mettere delle domande, chiedono, come se fosse una domanda impertinente, “Perché Liliana Segre considera assurda e grave la sua espulsione dalla scuola”, giuro. Per sminuire inoltre la “unicità” della Shoah, vengono anche chieste “considerazioni sul fenomeno descritto nel brano anche con eventuali riferimenti ad altri contesti storici” (#ealloraleFoibe). Bah.

Poco “argomentativa” è anche la pagina di Oliver Sacks sul “potere della musica” (B2). Dopo aver dimostrato di avere compreso il testo (che mi pare facilotto), gli studenti devono “elaborare un testo nel quale sviluppi il tuo ragionamento sul tema del potere che la musica esercita sugli esseri umani”. Lo avranno fatto tutti, citando, spero, Break my soul di Beyoncé.

Il non brutto discorso di Giorgio Parisi (B3) rischia di portare facilmente a “tema sull’inquinamento”, il che è un peccato.

Non poteva mancare “il tema sul Covid”, anche se il testo di Luigi Ferrajoli (C1) usava la pandemia (ma sappiamo per certo che è “effetto collaterale delle tante catastrofi ecologiche”? Davvero?) come spunto per una riflessione più ampia su possibili scenari economico/politici che la pandemia ha reso, forse, necessari. Io sarei partito da qui.

E non poteva neanche mancare “il tema sui social”, qui (C2) a partire da un brano sulle tracce che lasciamo in rete e che costruiscono una web reputation di cui non andare sempre fieri.

Come mi pare dicano commentatori sparsi (siamo tutti italianisti a metà giugno), tracce facili, abbastanza prevedibili e rassicuranti (#scuolaaffettuosa) e, come diceva da me uno studente in uscita, “sur sei ce stò” 😉

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