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#scuolaaffettuosa

16 gennaio 2022

Col rischio di passare per reazionario, la tesi principale del recente Il danno scolastico di Paola Mastrocola e Luca Ridolfi (la scuola degli ultimi 20-30 anni, fatta di accoglienza, di “non lasciamo indietro nessuno”, “ai miei tempi invece”, “i ragazzi sono cambiati”, “poverini”, “le competenze le competenze”, i PEI/PDP/PFP e sigle varie, che essenzialmente premia tutti per il solo fatto di andarci – e neanche tanto – e che alla fine del percorso promuove il 99,qualcosa % o giù di lì, è una cosa priva di ogni senso e, come leggevo altrove, certamente non un ascensore sociale ma un tapis roulant, da cui gli studenti escono tali e quali erano in ingresso, solo di cinque anni più vecchi) mi pare condivisibile, soprattutto quando nota che le principali vittime (felicissime di esserlo, eh, perché il cellulare nuovo arriva ad ogni promozione) di questo sistema sono esattamente gli studenti provenienti da contesti più disagiati, quelli per cui la scuola potrebbe davvero essere motore di democrazia e progresso (gli altri hanno i soggiorni all’estero, i genitori laureati, i contatti “giusti etc.”), venendo quindi meno alle sue stesse ragioni d’esistere, proprio quando in teoria vorrebbe essere operatrice di cambiamento.

Il libro, scritto a quattro mani, con Mastrocola che va più sull’aneddotico (per la sua lunga esperienza di insegnamento) e Ricolfi – che scopro esserne il marito – che si occupa della parte statistica (anche lui per esperienza professionale), è stato criticato da più parti, perché viene chiaramente meno rispetto alla vulgata dominante (#scuolaaffettuosa è una cosa che il Ministro stesso ha detto, e non credo si riferisse alla scuola materna o alla prima elementare), ma le critiche sono state gratuitamente fastidiose e spesso ad personas (tipo questa, scritta da uno che insegna Filosofia nella bolla felice del triennio liceale, ma vedo che sono letteralmente anni che lo fa), mancando forse il punto del reale disagio di cui soffrono i giovani, e che la pandemia eterna ha certamente acuito ma non prodotto, per affrontare il quale non ho ricette pronte e la dicotomia scuola severa/scuola fuffosa è solo un campo in cui è facile prendere posizione, sentendosi compiaciutamente dalla parte del giusto (io per primo).

3 commenti leave one →
  1. 16 gennaio 2022 5:42 PM

    ben scritto e ben detto (però è MastrOcola)

    Piace a 1 persona

Trackbacks

  1. finirò in vandea, lo so | cheremone

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