fabulae bonae noctis
Impropriamente intitolata Gesta Romanorum (che farebbe pensare più ad un breviario di storia), è invece una raccolta medievale di storielle in latino di varia lunghezza, il cui nucleo centrale sarà stato messo insieme tra XIII e XIV secolo ma che avrà subito ampliamenti nei decenni successivi, diventando una delle sillogi più diffuse e poi stampata/tradotta in tutta Europa.
La fortuna dell’opera, dovuta sia ad un diffuso moralismo che pervade le storielle sia ad una sintassi ed un lessico piuttosto semplici (sorprende infatti trovare ancora dei semideponenti, come gaudeo, ma in forme comunque per lo più fossilizzate), è stata notevole (echi ne tornano nei soliti sospetti: Boccaccio, Chaucer e Shakespeare), dando, immagino, molto lavoro a chi si occupa della sopravvivenza dell’aneddotica antica nella letteratura medievale (c’è ad esempio la storia di Arione salvato dai delfini, ma pare chiamarsi Amone, quella del Curzio che si immola per la patria ma attribuita ad un Anilius, nonché diverse apparizioni di Virgilio come ‘mago’ – un classico della produzione medievale), che si muove ora con una certa fantasia, ora dimostrando di aver fatto bene i compiti, come nel caso della novella dell’apparizione della Patria a Cesare in procinto di attraversare il Rubicone (che viene direttamente dalla Pharsalia di Lucano), introdotta però da una confusa ricostruzione del conflitto Cesare/Pompeo.
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