questione di fortuna
Ho scoperto con piacere che il buon Giovanni Brizzi non ha scritto solo libri su Annibale (tipo questo o questo) ma, pur restando nell’ambito dei momenti topici della res publica romana, anche una monografia dedicato a Silla.
Tra II e I secolo aC Silla (che ottenne poi il cognomen Felix a sottolineare i suoi successi) fu protagonista di tutti gli eventi chiave della storia romana, prima un po’ in ombra rispetto a Mario (nella guerra contro Giugurta e nelle campagne contro Cimbri e Teutoni), poi pienamente trionfante nella guerra sociale e nella campagna contro Mitridate, con in mezzo una ‘marcia su Roma‘ che sarebbe poi diventata ricorrente, non solo nella storia antica.
Ottenendo un potere praticamente assoluto (recuperando il titolo di dictator che era caduto in disuso e che anche qui avrebbe goduto di rinnovata fortuna) fu artefice di una restauratio aristocratica che avrebbe solo superficialmente sopito le tensioni sociali e fu ricordato poi per il ricorso alle liste di proscrizione per eliminare i suoi avversari politici, cosa che lo portò a lasciare ai posteri un’immagine di sé essenzialmente negativa, sia perché le fonti su di lui sono esclusivamente avverse (non ci sono, ad esempio, giunte le sue Memorie) sia per via della propaganda augustea, che trovò comodo accostare le liste di proscrizioni di Antonio (cui lo stesso Ottaviano si dedicò con entusiasmo, ma questo non era utile ricordarlo) al precedente sillano, presentando entrambi come prodotto di una nobilitas irrimediabilmente corrotta.
E’ curioso scoprire che, fra i pochi a giustificare Silla, ci sia stato Agostino (!) che, nel De civitate Dei (capolavoro di realpolitik), sottolineava che “certo, le morti rattristavano la gente; ma ciò che confortava era, almeno, che il loro numero era limitato”, come ricorda Brizzi (p. 180), nel denso ed affascinante capitoletto dedicato alle riletture posteriori di Silla, da lui accostato a Diocleziano che, come Silla dopo la dictatura, fece, pure lui, “il gran rifiuto” e rinunciò al potere dopo aver, a suo dire, salvato l’Impero con l’invenzione della tetrarchia.
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