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good intentions

29 luglio 2021

Matthew E. Randall insegna latino in Arkansas e con tutte le buone intenzioni ha voluto preparare un libretto per presentare ai suoi studenti le poesie di Sulpicia (praticamente l’unica poetessa latina di età classica di cui si possa leggere qualcosa).

Intento ammirevole, certo, per cui spiace parlarne male ma ci sono un po’ di problemi nel libretto (che direi self-published), a cominciare dal titolo, che dovrebbe essere Sulpiciae Elegiae e non Sulpiciae Eligiae; refusi a parte, un paio di volte afferma che Catullo è legato al “circolo” di Mecenate (ma anche no, visto che alla morte di Catullo Mecenate ha tipo 15 anni), che sempre Catullo usa l’endecasillabo “per quasi metà dei suoi testi” (#spoiler: sono poco più di 1/3), insiste nel collocare la poesia di Sulpicia in ambito neoterico (anche qua non ci siamo proprio) ed allude ad un’influenza sempre di Catullo su Sulpicia ma non prova neanche a dimostrarla.

Arrivato ai testi di Sulpicia, ne presenta 5 su 6 senza offrirne traduzione e commento e riuscendo comunque a fraintenderli completamente già nelle poche righe di introduzione, come quando lega i carmina II-III al compleanno di Cerinto e non a quello di Sulpicia stessa, che scrive infatti i due testi prima per lamentare il fatto di trascorrere il PROPRIO compleanno lontana da lui e poi per celebrare l’inatteso cambio di programma.

Non siamo alla critica più antica che pensava che Sulpicia fosse invenzione letteraria di Tibullo perché “le donne non sanno scrivere”, ma Sulpicia merita certamente di più.

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