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croce non sarebbe d’accordissimo, ecco

29 Maggio 2021

Fortuitamente pervenuto a noi, per quanto in parte, grazie ai suoi posteriori confutatori, il Contra Galileos (che sarebbero i Cristiani, ma pare li definisse etnicamente) è certamente l’opera più significativa dell’imperatore Giuliano, quello che, trovandosi a regnare per pochi anni (361-363), tentò di restaurare il paganesimo a danno della Chiesa che, da Costantino in poi, aveva acquisito un ruolo centrale nella vita dell’Impero Romano.

La cosa più intrigante è che Giuliano era stato educato nel cristianesimo e solo da adulto se ne sarebbe allontanato (da qui l’epiteto di “apostata”), cosa all’epoca non andava molto di moda, come di moda non andavano le sue accuse ai Cristiani (cui rinfaccia di aver preso il peggio degli Ebrei ma anche dei pagani, cioè l’intolleranza monoteistica dai primi e “la vita leggera e corrotta dall’indolenza e dalla volgarità nostra” dai secondi), per quanto riconoscesse che anche il patrimonio mitologico greco-romano non fosse necessariamente edificante (“i Greci… inventarono sugli dei miti incredibili e mostruosi”).

Le sue argomentazioni anti-cristiane non sono particolarmente originali, restando nell’ambito del neoplatonismo dell’epoca, ma una certa ironia (come quando entra a gamba tesa nei dibattiti teologici dell’epoca, chiedendosi se “lo spirito di Dio” citato in Genesi I 1 fosse “increato” o “creato”) rende la lettura più divertente del previsto.

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