ma noi, che mandiamo persone sulla luna, ma dobbiamo davvero lasciare morire accusì le persone?
Forse Appunti per un naufragio di Davide Enia non poteva che chiamarsi “appunti”, perché la storia completa di quello che da decenni accade nelle acque del Mediterraneo non potrà mai essere scritta, perché troppi sono i nomi di quelli che mancano all’appello, troppo potenti sono i nomi di quanti per meschinità e tornaconto politico fanno finta di non vedere, troppo cinici e distanti saremmo noi per leggerla.
Scritto a cavallo tra il continente e la Sicilia, parla di Lampedusa e, un po’ come Fuocoammare, racconta le storie di chi su quell’isola vive, dal subacqueo al comandante della Guardia Costiera, dal medico al pescatore, e chi su quell’isola riesce ad arrivare e magari ci muore appena sbarcato, perché le forze non gli bastano più. Racconta il dramma che quasi quotidianamente travolge l’isola, ora con un canotto e 2-3 persone, ora con numeri troppo pesanti da digerire (il naufragio dell’ottobre del 2013 è quello che percorre tutto il libro, per il quale Enia “raccoglie appunti”).
Ma sono anche appunti di un’infanzia, dei difficili rapporti col padre, dello zio malato di un tumore che pareva in recessione ma che, come le onde del mare, torna sempre, e più forte, col suo carico di morte.
Le piccole e grandi tragedie che si accavallano sulle nostre coste, se “piccole” e “grandi” avessero senso.