primo vere

Con D’Annunzio (che si faceva chiamare da solo vate, come Michael Jackson si autoproclamava king of pop) ho sempre avuto un rapporto conflittuale, apprezzandone da piccolo la prosa (Le vergini delle rocce, Il piacere), meno la poesia, preferendogli il meno costruito Pascoli, ma non avevo mai approfondito la sua narrativa breve, in cui debuttò con i brevissimi racconti di Terra vergine (prima edizione del 1882, poi ampliata nell’84).
Sono il suo debutto in prosa, e, per quanto paiano a tratti un esercizio di stile fra Zola e Verga (Dalfino è praticamente Rosso Malpelo impegnato in un delitto d’onore e tutte le figure femminili richiamano La lupa), hanno i loro momenti (con una certa tendenza allo splatter), soprattutto nel contrasto con la scrittura ‘urbana’ dei romanzi successivi.