madame butterfly, di nuovo

Non aliena alla storia della sua famiglia, in Foglia d’acero Luisa Adorno ricostruisce le vicende di un lontano parente, impegnato in missione diplomatica in Corea al tempo della guerra russo-giapponese dei primi del ‘900 ed autore di un libro di memorie, da lei rocambolescamente recuperato e che riproduce qui, intervallato dai suoi commenti, non so quanto fedelmente (non mi è chiaro se la cosa del ‘manoscritto ritrovato’ sia un topos letterario o davvero questo libro esista, anche se non mi pare scritto negli anni ’30, come lessico e stile).
Da qui l’attribuzione del romanzo all’Adorno e a Daniele Pecorini-Manzoni, che sarebbe il vecchio zio e l’autore di un diario in terza persona (in cui si presenta come Paolo) che, più che raccontare i retroscena geopolitici di quel conflitto, ricorda la sua storia d’amore con una geisha sedicenne (!) fino al suo pucciniano epilogo, infarcendola di minutiae orientalistiche che mantengono tutt’ora un qualche fascino esotico, se proprio dobbiamo trovargli un merito.