hang the blessed dj
Questa è una storia di cattiva gestione economica, impreparazione, cecità ideologiche, supponenza, negligenza, corruzione, giochini politici, ignoranza scientifica, omertà e pura e semplice incompetenza.
Potrebbe sembrare la Lombardia del 2020, invece è l’Unione Sovietica del 1986, quando il disastro nucleare di Chernobyl mostrò chiaramente che quel sistema proprio non poteva reggersi n piedi.
La pluripremiata miniserie della HBO (intuitivamente chiamata Chernobyl) è una delle cose meglio riuscite degli ultimi anni per recitazione, regia e soggetto affrontato; con poche forzature legate ad esigenze narrative, ricostruisce la sequenza degli eventi (solo dal punto di vista sovietico, cosa che acuisce una certa claustrofobia), esemplificata attraverso grandi (Gorbacev) e piccole storie, dalla moglie gravida di uno dei pompieri contaminati dai primi interventi alla centrale, alla giovane recluta che deve affiancare dei veterani della guerra in Afghanistan nella struggente missione di uccidere gli animali domestici abbandonati nella cittadina di Pripyat (scopro che Chernobyl è solo il nome della centrale), tardivamente evacuata.
Storie che ci ricordano le vittime senza nome di ogni tragedia.
E no, non è andato tutto bene.