me and my boys went out just to end up in misery
Nel loro documentario i Backstreet Boys mostravano un certo risentimento nei confronti del loro primo manager, Lou Pearlman, che si era essenzialmente arricchito alle loro spalle con dei contratti legalmente discutibili (come avrebbero dimostrato gli strascichi giudiziari della vicenda) e che poi sarebbe arrestato per una serie di truffe finanziarie non legate ai BSB, per infine morire in carcere qualche anno fa.
Ma il quintetto non fu l’unica vittima del produttore, in quanto Pearlman aveva creato anche gli *Nsync ed altri gruppi di minor successo (O-Town, Take 5, C-Note, LFO ed una girlband, le Innosense – pare che tutti gli abbiano poi in qualche modo fatto causa, ad eccezione degli US5).
La storia è ricostruita in un documentario (prodotto da Lance Bass degli *Nsync), The boy band con: the Lou Pearlman story, basato su interviste ad alcuni degli artisti da lui scoperti (JC e Lance degli *Nsync, AJ dei BSB, un sovra-eccitato Aaron Carter etc. ) che mostra sia l’atteggiamento predatorio di Pearlman (in parte anche sessuale, ma in questo caso non si è mai arrivati ad una effettiva denuncia) sia l’ingenuità di questi ragazzi e delle loro famiglie, facilmente attratti dallo scintillio di una vita apparentemente felice, tipo falene da una lampadina, con prevedibili risultati.
Per restare in tema, mi ero perso questa cosa alquanto inquietante messa insieme dai New Kids On The Block – che invece hanno sempre avuto un buon rapporto con il loro creatore, Maurice Starr, cui il video è dedicato: