il figlio di Pantera
Per fare da pendant alle riflessioni sul Gesù storico di Meier, mi è parso opportuno chiudere l’anno con Nessun dio è mai sceso quaggiù (titolo dell’anno, ma è una citazione di Celso), in cui Marco Zambon cerca di mettere ordine nel complesso ambito della polemica anticristiana da parte della filosofia classica.
Il primo problema è, come noto, che non ci sono giunti direttamente testi pagani di critica al cristianesimo (abbiamo scritti di Plotino contro gli Gnostici ed il trattato di Alessandro di Licopoli contro i Manichei ma entrambi i movimenti erano solo in minima parte accostabili al cristianesimo stesso) ma solo le loro citazioni in autori cristiani, selezionate e tramandate al fine di confutarle e quindi non in grado di darci un’argomentazione continua e coerente (se ne possono trovare tracce nel discorso che Minucio Felice attribuisce al pagano Cecilio nell’Octavius ma anche qui si tratta di una costruzione letteraria, con alcuni tratti di incoerenza).
Mostrando ottima conoscenza delle fonti, Zambon cerca di ricostruire quello che pare un dialogo fra sordi, in cui ognuna delle due parti sembra concentrarci su relative minuzie (“il mare di Tiberiade non era un mare!” da parte pagana, “E allora Zeus?” da parte cristiana) e non riconoscere all’altra pari dignità (gran parte del dibattito era sul titolo di ‘filosofia’ applicabile o meno alla nuova fede), con il risultato che la parte più chiara e scorrevole del libro è quella giuridico-storica (capp. 15-17) in cui si analizzano le testimonianze sulla legislazione imperiale in materia, a partire dalle tracce di persecuzione attribuite a Nerone arrivando a Teodosio ed al definitivo trionfo della Chiesa…
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