cheremone’s 2019 top 40 – 1
Consueto riepilogo delle canzoni più significative degli ultimi 12 mesi…
40 / Franco Battiato, Torneremo ancora: c’è tutto uno sgradevole ‘dibattito’ sulle sue condizioni di salute che mi pare poco rispettoso affrontare. In ogni caso, ci sono sempre canzoni come questa.
39 / Talk Talk, Such a shame: invece siamo certi che Mark Hollis non ci sia più, ma alcune cose non muoiono mai
38 / Roxette, Things will never be the same: altra triste scomparsa, quella di Marie dei Roxette. La ricordavamo qui
37 / CNCO, De cero: non so bene da dove iniziare, se dallo spanglish spinto di frasi come “otro chance nos damos”, dal fatto che Erick paia dire “porcheria” (in realtà dice “tonteria“, che mi pare ugualmente buffo) o dalla sillaba lunga di regal-lo che Christoher pronuncia con una certa intensità:
36 / Morrissey, Wedding bell blues: sta lentamente precipitando nell’oblio, non aiutato dall’aver fatto un inutile disco di cover, qui aiutato da Billy Joe Armostrong dei Green Day.
35 / Will Young, My love: i pantaloni fanno concorrenza ad Harry Styles:
34 / Pet Shop Boys ft. Years & Years, Dreamland: più che entrare in questioni tipo ‘passaggio di testimone’, vale la pena di notare quanto Olly (vestito come Sue Sylvester di Glee) sia contento di cantare con Neil ad Hyde Park:
33 / Vampire Weekend, Harmony hall
32 / Clara Luciani, La grenade: mi piaceva prima ancora che scoprissi di condividere con lei il compleanno:
31 / George Michael, This is how (we want you to get high): a tre anni dalla scomparsa, questo è il primo inedito a vedere la luce fra le canzoni su cui stava lavorando ed è una preziosa postilla alla sua discografia.
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