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fought the law?

24 dicembre 2019

9788839904478_0_0_651_75Il quarto capitole della monumentale opera di John P. Meier  è dedicato al tema Legge e Amore, cioè alla posizione attribuibile al Gesù storico sul rispetto dovuto alla Torah ed alle sue prescrizioni/divieti, così come siano ricostruibili per l’Israele del I secolo.

Per quanto Gesù risulti un ebreo osservante, ci sono diversi punti in cui il Nuovo Testamento lo presenta in netta contrapposizione con il dettato rabbinico e Meier, con l’ormai consueta dottrina ed ironia (Gesù non è un “filosofo ebreo hippie iconoclasta cinico interessato al post-modernismo accademico”, p. 644), si sofferma sui casi più eclatanti – notando come alcuni di essi abbiano ancor oggi grande influenza nella vita dei cristiani mentre altri siano serenamente catalogati come ‘non problematici’.

Ricordandoci che lo scopo del suo lavoro non è vedere cosa il cattolico Gesù dica a noi oggi ma cosa l’ebreo Gesù avesse detto agli ebrei del suo tempoMeier affronta per primo il divieto assoluto di divorzio che Gesù esprime in più occasioni (già via Paolo in 1 Cor 7 1-10 e poi in Mt 5 32, Lc 16 18 e Mc 10 2-12), in chiara rottura con un contesto storico/religioso in cui la possibilità per il marito di ripudiare la moglie era data talmente per scontata da non essere neanche oggetto di discussione, almeno fino al III secolo dC; si passa poi all’ancora più eclatante divieto di giurare (attestato in Mt 5 34-37 e nella lettera di Giacomo 5 12), pratica talmente frequente che persino Paolo (!) giura in più occasioni (!!). E su questi due punti Gesù è davvero ‘pietra di scandalo’ per il giudaismo a lui contemporaneo.

Riguardo invece al problema del riposo del sabato (di cui ci sono curiose soluzioni moderne), Meier nota in primis che da nessuna parte delle Scritture l’unica cosa di cui Gesù è personalmente accusato di fare di sabato (guarire gente) sia ritenuta una colpa e smonta poi tutto l’episodio di Mc 2 23-28 in cui i farisei – che paiono fare curiose ronde sabatine nei campi di grano – accusano i discepoli di Gesù di aver strappato delle spighe, a cui Gesù ribatte con una citazione biblica che nulla c’entra, dimostrando che l’episodio ha assai poco di storico e concludendo che si possa ascrivere al Gesù storico la frase “il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” come invito al rispetto di una regola vissuta con moderazione e buon senso e non come radicale abolizione di un precetto identitario per il popolo ebraico.

Alle ‘regole di impurità‘ veterotestamentarie cui Gesù pare ribattere in Mc 7 1-23 è dedicato il cap. XXXV (la numerazione dei capitoli parte dal vol. 1, #sapevatelo); il passo marcano è dall’autore ritenuto una creazione cristiana a supporto della nuova prassi, per cui Gesù ed i suoi avrebbero fedelmente evitato di mangiare gamberetti (rispettando cioè il dettato del Levitico sul tema) ed in generale Gesù non pare aver preso posizione sulle questioni di tal tipo, anche dove (toccare i lebbrosi, le donne mestruate etc. ) si tirano solitamente in ballo questioni di ‘purità’, che evidentemente appassionarono di più le prime comunità cristiane – impegnate a ‘gestire’ il passaggio dal giudaismo al cristianesimo – che Gesù stesso.

L’ultimo, densissimo, capitolo affronta il nodo del comandamento dell’amore, nelle sue diverse declinazioni (“ama il prossimo tuo”, “amate i vostri nemici”, “amatevi l’un l’altro come io ho amato voi”), concludendo che mentre le prime due affermazioni – non attestate altrove – sono ascrivibili al vero insegnamento di Gesù, quella dell’amore reciproco è prodotto più della sottile teologia giovannea che di altro.

(mancherebbe solo il vol. 5 ma, stando alla sua pagina presso l’Università di Notre Dame, sta lavorando al vol. 6 ed in fondo al volume fa capire di avere in mente un settimo ed ottavo tomo)

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