maturità 2020 – spoiler
Quando, ad anno scolastico avviato, il MIUR decise di cambiare la seconda prova scritta dell’Esame di Stato, la cosa non gettò nel panico e nella confusione solo studenti (e docenti) ma anche le case editrici, che cercano disperatamente di stare al passo con le confuse indicazioni legislative o le mode pedagogiche du jour (i “compiti di realtà” mi paiono entrati ed usciti dalla scuola nel giro di sei mesi, per dire).
Avendo avuto comunque poco tempo per capire come saranno le prove in futuro (quella di quest’anno, COPIATA dalle prove del Liceo Classico Europeo, secondo me lascia il tempo che trova), alla Paravia/Pearson, ad esempio, hanno messo insieme un fascicoletto (curato da Luisa Rossi e Stefano Briguglio), dedicato a La nuova seconda prova per il Liceo Classico.
Per quanto l’attenzione mediatica sia stata concentrata sulla novità più macroscopica (la possibilità di avere cioè due testi, di cui uno da tradurre in italiano ed uno in lingua con traduzione a fronte – quest’anno il testo primo era in latino), la normativa prevede anche che i ggiovani possano trovarsi una ‘classica’ prova di traduzione da una sola delle due lingue, sempre però con pre-testo/post-testo e domande (che potrebbero richiedere l’impostazione di una tesi di dottorato o un secco ‘sì/no’, a vedere le simulazioni qui offerte), per cui è certamene benvenuta la scelta degli autori di proporre anche exempla di testi singoli (Cicerone, Seneca, Petronio, Quintiliano e Tacito per il latino, Isocrate, Platone, Arisotele, Epicuro e Plutarco per il greco).
Per quanto riguarda la prova ‘doppia’, gli autori si sono staccati dal modello ministeriale del Liceo Classico Europeo (che tradizionalmente si concentrava su testi di storiografia o biografia, mai particolarmente difficili) ed hanno provato ad affiancare testi un pochino più complessi e dei generi solitamente scelti per il Classico, con soluzioni talora equilibrate (un passo del Cato Maior de senectute ciceroniano affiancato al meno noto Se un anziano debba fare politica di Plutarco), talora azzardate (l’elogio della filosofia nella formazione dell’oratore di Cicerone dall’Orator non mi pare rientrare nell’elogio dell’educazione di un tempo evocata dal passo affiancatole, tratto dall’Areopagitico di Isocrate), talora intriganti (il tema della ricchezza nel Nigrino di Luciano e nel Satyricon di Petronio), anche se poi le domande della terza parte mi paiono frequentemente improponibili per le 10/12 righe di foglio protocollo previste (“rifletti sul valore della legge come strumento regolatore della vita comunitaria in Grecia e a Roma”) o risibili (“in che modo la pace tra gli Stati può, secondo te, favorire il progresso e il benessere?”).
Ne vedremo delle belle…
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