ecce Roma!
Quarto volume del Cambridge Latin Course e finalmente siamo a Roma, dove si costruisce, per ordine di Domiziano, l’arco di Tito, alla cui edificazione è preposto il corrotto Salvio che ci accompagna ormai da più tomi. Ma vicino all’arco, nei pressi del Foro, c’è anche il carcer dove sono rinchiusi dei prigionieri catturati da Tito durante la guerra Giudaica del 79 dC, che portò alla distruzione del Tempio di Gerusalemme (templum ipsum a militibus diripiebatur, cosa che serve tra l’altro ad introdurre i verbi passivi).
Si conosce poi il faber che ha progettato l’arco, un certo Haterius, la cui famiglia ha realmente un sepolcro vicino a quello degli Scipioni che conserva un bassorilievo raffigurante una complessa gru (polyspaston, scopro) che permetteva di ammirare tutta Roma dall’alto; non manca l’excursus filosofico con l’entrata in scena (assieme ai verbi deponenti) della dotta Euphrosyne, le cui osservazioni di sapore stoico (en Romani, domini orbis terrarum, ventris Venerisque servi!) non riscuotono molto successo in un banchetto organizzato da Haterius, e comincia a diffondersi la predicazione dei Cristiani.
L’ultimo capitolo, Libertus, ruota intorno ad un’altra figura storica, l’Epaphroditus complice delle trame di Domiziano contro la moglie Domizia Longina ed il suo amante Paris (come racconta Svetonio Domitianus 3), con una certa tendenza a presentare morti violente…
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