nei luoghi sconfinati dove credi / che la città finisca
David Forgacs è un docente universitario i cui studi hanno per lo più riguardato la trasformazioni della società italiana dall’Unità ad oggi e che in Margini d’Italia si sofferma sulla ‘periferia’ (non solo geografica) del nostro paese.
Cinque sono gli ambiti della sua analisi: la ‘periferia‘ propriamente detta, in particolare quella romana, che è sempre esistita dai tempi dell’antica suburra, ma in cui nel secolo scorso il Fascismo ha dato il suo momento migliore (c’è una relazione del Governatorato che “proponeva di rimuovere le famiglie riottose, illegali, indisciplinate dal centro di Roma e di spostarle su terreni… non visibili dalle grandi arterie stradali”, p. 22); l’esperienza coloniale italiana (‘periferia’ dell’Impero); il Sud (letto con gli occhi dell’etnoantropologo, in particolare con riferimento al fenomeno del tarantismo, oggi ridotto a buffonata da turisti ma la cui storia ben altro merita); i luoghi foucaltiani del disagio mentale (Manicomi, cap. 4) e la realtà dei campi nomadi.
L’impianto del libro – e la sua particolarità – si sofferma non tanto sulla ricostruzione storica delle eterotopie analizzate quanto sui meccanismi della loro rappresentazione, principalmente fotografica e giornalistica (riguardo soprattutto alla popolazione rom e sinti), ed i conseguenti meccanismi di potere in essa insiti, risultando lettura illuminante per comprendere il peso dello sguardo che dalla nostra posizione gettiamo su quanto impariamo a percepire come ‘altro’.