ecce Caecilius!
Mentre per lo studio del latino nella scuola italiana domina, per lo più, il metodo grammaticale-traduttivo (con il Tantucci campione indiscusso, Flocchini se vi sentite anni ’90), nel resto del mondo le cose – da decenni – vanno diversamente e mi ero dunque ripromesso di vedere quello che mi pare essere il corso di latino di ambito anglosassone più diffuso.
Il Cambridge Latin Course (ho il book I, quarta edizione, 1998) ha un approccio essenzialmente induttivo-contestuale (ma non è esclusivamente in latino), per cui si segue una storia (quella della famiglia di un certo Cecilio, di cui a Pompei è rimasta la casa e qualche traccia archeologica), partendo da frasi elementari con il nominativo (delle prime tre declinazioni tutte insieme), passando poi ad introdurre l’accusativo ed infine il dativo; per quanto riguarda il sistema verbale, nel primo volume si fanno indicativo presente, imperfetto e perfetto, mentre a livello sintattico si introducono causali (quod) e temporali (postquam) ma l’attenzione principale del corso è sul lessico e sulla comprensione del testo, anche se sono frequenti gli esercizi (non moltissimi nel volume per se, ma c’è tutto un mondo on line) di traduzione in inglese, meno quelli di produzione in lingua.
L’inglese è appunto la lingua veicolare, sia per le spiegazioni grammaticali – molto essenziali – sia per il ricchissimo apparato di ‘cultura’, in cui si descrivono a lungo usi e costumi della Roma di età imperiale, legati ai singoli capitoli.
Mi pare di capire che in alcuni licei italiani offrano sperimentazioni ibride (‘Cambridge’), con un forte impianto CLIL e che di conseguenza adottino questo manuale anche da noi, che mi pare una valida alternativa a Familia Romana, soprattutto se si vuole lavorare sulla lingua veicolare inglese oltre che sulla lingua latina di destinazione…
Spoiler Alert! Il book I si chiude con il cliff-hanger dell’eruzione del Vesuvio, per cui non vedo l’ora di vedere cosa succede nel vol. II…
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