de canaria
I Greci ed i Romani avevano vaghe idee sulle isole che si trovavano oltre le Colonne d’Ercole e le chiamavano genericamente Insulae fortunatae, immaginandole come una sorta di paradisiaco ritrovo dei ‘beati’ (in cui finisce ad esempio Luciano nella Storia vera).
Qualche vaga informazione viene da un passo di Plinio il Vecchio (VI 61) che riferisce – con la consueta fantasia – di una spedizione di Iuba II di Mauritania, dalla quale scopriamo che quelle a noi note come ‘Canarie’ prenderebbero nome da una di loro chiamata ‘canaria’ perché popolata da cani di notevole grandezza (a multitudine canum ingentis magnitudinis) e caratterizzata da rovine di un qualche interesse (vestigia aedificiorum) ma abitata solo da beluae.
Passano diversi secoli e nel corpus di Boccaccio (!) salta fuori un De Canaria et insulis reliquis ultra Ispaniam in Oceano noviter repertis che annuncia la recente (noviter) scoperta dell’arcipelago nel 1341, in seguito ad una spedizione partita da Lisbona e giunta alle isole dopo cinque giorni di navigazione.
Il trattato cita esplicitamente l’isola più popolosa (Canaria dicitur, magis ceteris habitata) ed attesta usi e costumi dei Guanci, una popolazione di origine berbera che sarà poi sterminata dalla colonizzazione spagnola, della quale già nel 1341 alcuni vennero portati in Europa (Hii… in navi positi sunt) e della quale Boccaccio riferisce il sistema numerico decimale (1, nait, 2, smetti, 3, amelotti, 4, acodetti, 5, simusetti, 6, sesetti, 7, satti, 8, tamatti, 9, aldamorana, 10, marava, 11, nait-marava, 12, smatta-marava, 13, amierat-marava, 14, acodat-marava, 16, sesatti-marava, ec. ), che attesta – cosa poi confermata da studi genetici – l’origine berbera di questa civiltà di cui praticamente nulla resta, ma che, pur non possedendo la scrittura, aveva ottime conoscenze astronomiche, che le permisero la costruzione di un calendario solare in località Risco Caìdo:
L’occasione di andarci è venuta accompagnando un gruppo di studenti in uno scambio nell’ambito dell’Erasmus + (le Canarie sono tecnicamente ‘Spagna’), incentrato sul patrimonio culturale dell’Unesco (il sito di Risco Caìdo è candidato ad esservi inserito), che comprende anche una lingua ‘fischiata’ (il Silbo Gomero), ‘parlata’ in una delle isole.
Tappa di Colombo nella sua prima traversata, Las Palmas è la città principale di Gran Canaria, dove, sotto un cielo un po’ plumbeo, ci si imbatte facilmente in surreali cattedrali, che ci ricordano come la storia sia fatta essenzialmente di strati sovrapposti, che spesso si dimenticano di chi c’era stato prima…
Cantant dulciter… ridentes sunt, scriveva Boccaccio dei Guanci.
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