boyband 117

Avevo a priori deciso di ignorare boyband la cui “popolarità” fosse attestata solo da “internet” senza che poi le loro canzoni entrassero in qualche classifica vera che non fosse la Social 50 di Billboard ma mi sono dovuto arrendere all’evidenza quando l’album 8 Letters è entrato al #3 della classifica degli album più venduti negli Stati Uniti (quella che si basa esclusivamente sulle vendite fisiche/digitali, senza contare lo streaming o le ragazzine ossessive che compulsivamente mettono in replay i loro video su YouTube o che compilano con scarsa obiettività la loro pagina italiana di Wikipedia, dove al momento troneggia un “andate a streammarlo!!” in riferimento al nuovo singolo) lo scorso settembre.

Ecco dunque i Why Don’t We:

Foto che cancella decenni di impegno da parte dei produttori di far vestire decentemente le boyband (la vetta fu raggiunta nella prima fase dei One Direction, poi la cosa andò un po’ a rotoli, vero Harry?), con Daniel (il primo a sinistra, già eliminato qualche anno fa ad American Idol) vestito come il suo bisnonno negli anni ’50 e gli altri quattro vestiti come teppisti di borgata postmoderna. E non fatemi iniziare sui due il cui contributo principale al gruppo pare chiaramente essere l’acconciatura.

Volendo, la si potrebbe far finita qui ma il nuovo singolo, Big plans, mi fa ben sperare:

So love me for who I am and for who I’m gonna be mi pare una frase stupenda, che coglie perfettamente l’aristotelica dinamica atto/potenza di chi ama la persona che uno è ma è pronto a scommettere di poter amare anche la persona che uno sarà, cosa non così scontata rispetto alla media delle canzoni pop…