mary’s boy child
Credo che il secondo volume della ricerca del Gesù storico da parte di John P. Meier (Un ebreo marginale 2, Queriniana 2002 – l’originale è del 1994) sia, con le sue quasi 1400 pagine, il libro più lungo che abbia mai letto e spiace che l’editore non l’abbia magari diviso nei tre tomi cui naturalmente potrebbe dividersi, visto che è dedicato nella prima parte al ‘mentore’ di Gesù (Giovanni il Battista, che sarebbe stato ad un certo punto il ‘maestro’ di Gesù), nella seconda all’annuncio del Regno nella terza ai suoi miracoli (allo storico, precisa l’autore, non interessa dimostrare la verità teologica dei miracoli ma valutare la portata di tale credenza nei contemporanei).
Con l’ormai consueto spirito brillante (Gesù non era un teologo cristiano, p. 372) Meier affronta appunto nodi essenziali del percorso di Gesù, a partire dalla questione del Battista (che personalmente non mi ha mai appassionato granché, ma è curioso scoprire che alla fine il Battista muore senza aver riconosciuto in Gesù il Messia), dedicando poi il nucleo centrale del volumone al ‘succo’ del messaggio di Gesù, cioè l’annuncio del ‘Regno’, visto ora ‘operante in mezzo a voi’ ora con prospettiva escatologico-apocalittica, sul filone del Battista (vedi sopra).
L’ultima parte del saggio è dedicata allo spinoso tema dei miracoli, per i quali la categoria di ‘storicità’ vale non nel senso che Gesù abbia effettivamente, per dire, mutato l’acqua in vino a Cana ma nel senso di ricostruire, per quanto possibile, quanto la fama di taumaturgo fosse condivisa all’epoca di Gesù o nei primissimi anni dopo di lui, più che essere invenzione della chiesa primitiva o del singolo evangelista (e a proposito di Cana, pare che l’intero episodio di Gv 2 1-11 sia frutto della riflessioni teologiche di Giovanni più che riflettere un fatto creduto reale al tempo, #sapevatelo).
I miracoli sono classificabili in guarigioni (ciechi, storpi, malattie varie), resurrezioni (tre sono attestate nei Vangeli canonici) e la nebulosa categoria di ‘miracoli sulla natura’ (camminate sulle acque, moltiplicazioni di pani e pesci, tempeste sedate etc. ), categoria che lo stesso Meier finisce con il rigettare perché preferisce analizzare ogni singolo episodio uno per uno, ‘smontandolo’ nei suoi componenti e pronunciandosi (con molti caveat e non liquet in parecchi casi) sull’effettiva ‘storicità’ del racconto.
Tutto ciò in attesa del terzo volume, dedicato, pare di capire, ai rapporti di Gesù con la tradizione ebraica…
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