cheremone’s 2018 top 40 – 3
(qui le prime due parti: 1 e 2)
20/ Rod Stewart, Farewell: forse inconsapevole di aver già inciso (nel 1974) una canzone chiamata Farewell, Rod Stewart ne ha recuperato il titolo per un brano del suo ultimo album, Blood red roses, nuova tappa della sua rinascita artistica, nella quale ha iniziato da un po’ a fare nuove canzoni ed ha smesso di incidere noiosi album di standards. Qui in un contesto un filino inappropriato al tema della canzone, dedicata alla scomparsa di un suo vecchio amico.
19/ Arctic Monkeys, Four out of five
18/ Ghali, Cara Italia: questo paese sarebbe un posto migliore se per ogni Sfera Ebbasta ci fosse un Ghali:
17/ Lo Stato Sociale, Una vita in vacanza: se la ‘vecchia che balla’ avesse vinto Sanremo, avrebbe rappresentato l’Italia all’ESC ed ora non saremmo qui a lamentarci di aver di nuovo perso, l’ho già detto:
16/ Years & Years, If you’re over me
15/ Ava Max, Sweet but psycho:
14/ Paloma Faith, Make your own kind of music: la canzone fu a suo tempo un successo per Mama Cass ed i più l’avranno conosciuta tramite uno storico episodio di Lost. La versione di Paloma Faith aggiunge poco all’originale ma ci ricorda quale grande canzone sia (e manifesto di autoaffermazione):
13/ Justin Timberlake ft. Chris Stapleton, Say something
12/ Jonas Blue ft. Jack & Jack, Rise: devo ancora decidere se questi due jacks dovrebbero essere semplicemente presi a sberle (in particolare il biondino, che rievoca sgradevoli ricordi degli 883) o abbiano effettivamente qualche talento, per cui al momento do ogni merito della cosa a Jonas Blue
11/ Liam Payne ft. Rita Ora, For you: non che giustifichi un’intera carriera solista, ma questa gli è venuta bene:
(continua qui)
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