mare che non ti ha mai dato tanto, mare che fa bestemmiare
Per ritrovare un vago senso di umanità in un contesto che ogni giorno fa più paura, ho visto Fuocoammare (Rai Cinema, 2016), il documentario di Gianfranco Rosi girato a Lampedusa (che scopro essere stata fisicamente regalata dagli antenati de Il Gattopardo all’Italia unita, #sapevatelo), l’isoletta tecnicamente più vicina alla costa africana che a quella sicula, nella cui giurisdizione comunque ricade.
Il film segue le giornate – fatte di realismo quasi verghiano – di un bambino dell’isola, le notti angosciose degli addetti al radar, il lavoro di un medico, i problemi quotidiani di una comunità praticamente tutta incentrata sulla pesca (da qui il riferimento alla canzone di Bertoli), il lavoro di un deejay neomelodico ed i pezzi di umanità che quel mare tentano di attraversare, con sequenze la cui brutalità un pugno allo stomaco che fa bene prendersi, per ricordarsi, appunto, che siamo umani.
E che non abbiamo meriti di sorta per il solo fatto di essere nati su una sponda del Mediterraneo piuttosto che su un’altra.
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