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#kaìemè

3 giugno 2018

9788804652359_0_0_300_75Il mondo classico, e quello ateniese in particolare, è fertilissimo terreno tanto per gli studi accademici sulle questioni di genere (di cui non sempre si condividono proprio tutte le conclusioni ma se ne riconosce certamente il valore ed il contributo) quanto per la narrativa, che ha talora tentato di dare voce a personaggi femminili per definizione ‘muti’.

In quest’ambito spicca un romanzo di Alessandro BarberoLe Ateniesi (Mondadori, 2015), a suo tempo molto discusso per la violenza e la crudezza di alcune scene; ambientato nel 411 alla vigilia di un tentativo di colpo di stato di matrice criziana, descrive in parallelo due eventi, la messa in scena di una commedia aristofanea e l’orrenda violenza (stile Circeo) di cui sono vittime due ragazze del popolo per mano della jeunesse dorée d’epoca.

La commedia di Aristofane è, non casualmente, la Lisitrata, in cui le donne ateniesi – in combutta con quelle spartane – organizzano una sorta di sciopero del sesso per convincere i recalcitranti mariti a trovare un accordo e sancire una pace dopo vent’anni di guerra peloponnesiaca (col paradosso consueto nel teatro classico di avere sulla scena attori maschi che interpretano ruoli di donne che, altrove, si spacciano pure per uomini), mentre di violenza sessuale sono contemporaneamente vittime le due ateniesi del titolo (ma le ateniesi sono anche le protagoniste della commedia), una violenza descritta non direi con morboso compiacimento ma con senso di cronaca e di attenzione ai meccanismi di potere insiti nella sopraffazione maschile (in questo caso – o come sempre – con connotati politici, a fare da pendant al simposio aristocratico che apre il romanzo).

Lettura filologicamente perfetta per quanto riguarda il testo di Aristofane (e le reazioni che potrebbe aver suscitato nel suo pubblico), oggettivamente disturbante ma doverosa per la storia di Charis e Glicera, cui un deus ex machina solo in parte rende giustizia…

 

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