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il fiume della storia aveva cambiato letto

27 settembre 2017

51rvaF7uFCL._SX294_BO1,204,203,200_Premesso che la cosa migliore mai scritta su Giuliano resta il romanzo di Gore Vidal, ho comunque letto il vecchio lavoro di Luca DesiatoGiuliano l’apostata (Mondadori, 1997), che avevo iniziato a suo tempo e poi perso per strada, forse infastidito da una scrittura un po’ barocca (“lacerti d’antiche dipinture”, p. 110).

Immaginata come una corrispondenza tra il princeps ed un amico cristiano, Aristeo, rilasciata alla vigilia della battaglia in cui, contro i Persiani, troverà la morte, la storia è raccontata da Giuliano stesso, che ricorda la sua difficile crescita (era nipote di Costantino, ma la sua famiglia fu sterminata in un intrigo di palazzo e finì in in una sorta di esilio, assieme al fratello Gallo, che pare essere un violento psicopatico), l’ascesa a Cesare di Costanzo II nel 355, le campagne in Gallia, la nomina ad Augusto da parte delle truppe in ribellione, l’ascesa al trono (Costanzo nel frattempo era morto) e la sua politica religiosa che lo portò ad essere ricordato sempre e solo come ‘apostata’, per aver rinnegato un cristianesimo che gli era stato imposto, a favore della fede negli antichi dèi – non ci fu una nuova persecuzione dei cristiani, ma un tentativo, in primis culturale, di tornare alla Roma di un tempo (con, ad esempio, un editto che vietava ai maestri di scuola di essere cristiani, in quanto i cristiani non avrebbero potuto insegnare una letteratura infarcita di dèi in cui non credessero, l’abolizione di una serie di benefici fiscali al clero cristiano ed una certa tendenza a calpestare crocifissi).

Ci sono essenzialmente due modelli di romanzo su personaggi del mondo antico, quello di Manfredi e quello della YourcenarDesiato tenta spudoratamente di riscrivere Le memorie di Adrianosenza riuscire a coglierne la profondità, delineando così una figura confusa ed incerta, finendo col farlo parlare come quel Gesù (“La gente, chi dice che io sia?”, chiede ad un certo punto) che tanto disprezza, senza che il personaggio ne colga l’ironia…

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