do not skip through this book looking for your favorite artists
Qualche mese fa citavo un’intervista in cui Cher raccontava la genesi di Believe e come, senza riceverne diritti, fosse stata lei a cambiarne il testo, in modo da non risultare una piagnona inconsolabile ma una ben consapevole del suo valore (‘Cause I’ve got time to think it through / And maybe I’m too good for you).
L’intervista, insieme a decine di altre, è raccolta in un libro notevole, Everyone loves you when you’re dead, in cui Neil Strauss (giornalista che ha lavorato per tutti i giornali degni di questo nome, tipo Spin, Rolling Stone, New York Times) pubblica quanto a suo tempo tagliato dalla versione edita di interviste a praticamente chiunque, da figure decisamente surreali (Britney Spears e Tom Cruise spiccano fra tutti) a supposti cattivi (Marilyn Manson), da veri cattivi (la mafia calabrese, che pare avere un sub-genere neomelodico tutto suo) a mostri sacri che dicono solo cose intelligenti (Madonna, David Bowie).
E, come nota il titolo del post, il tutto va apprezzato come un flusso continuo di pensieri, in cui noti e meno noti sono ugualmente affascinanti.
Devono essere i famosi 15 minuti di Andy Warhol.