dov’è il posto per te in questo secolo di turbamenti?
La mutevole geografia dell’Europa novecentesca fa sì che Cseslaw Milosz sia nato in Lituania (!) ma da polacco e da polacco sia finito a Parigi (giovane barbaro in viaggio / intimidito dall’arrivo nella capitale del mondo) per poi defezionare negli Stati Uniti, col risultato che la sua scrittura si muove di capitale in capitale e di città in città ed anche di secolo in secolo (notevole la romana Campo dei fiori, con ricordi di Giordano Bruno, scritta a Varsavia, per dire, come i frammenti della sua Antigone).
La sua prima antologia italiana, Poesie, mi è capitata in mano davvero per caso ed è stata una piacevole scoperta di un poeta di cui nulla – colpevolmente – sapevo (ma lui stesso scrive se non hai letto i poeti slavi / tanto meglio) e che è bello aver conosciuto:
Taluni dicono che l’occhio c’inganna
e che non c’è nulla, solo apparenza.
Ma proprio questi non hanno speranza.
Pensano che appena l’uomo volta le spalle
il mondo intero dietro a lui più non sia,
come da mani di ladro portato via
(da Speranza, 1943)
E che pare rispondere ad un osso montaliano, eh.