segno de’ tempi
Per quanto oggi il sintagma Sign of the times faccio venire in mente essenzialmente due parole (“Harry” e “Styles“), trent’anni fa fu il titolo di un album di Prince (Sign o’ the times, 1987 – disco doppio, e da allora Prince ci prese gusto), considerato da molti la sua vetta artistica.
Per quanto il disco contenga brani significati del suo catalogo (If I was your girlfriend, I could never take the place of your man, U got the look, Adore, Hot thing, e potrei andare avanti), questi finirono coll’essere eclissati dalla magnificenza del primo, omonimo singolo.
In un’epica in cui si spendevano milioni di dollari per i video (qualche mese dopo sarebbe arrivato, per dire, Bad di Michael Jackson, diretto da Martin Scorsese), Prince si diede al minimalismo spinto, inventando nel contempo i ‘lyric videos’ di oggi:
Il testo è una drammatica rassegna dei tempi in cui si viveva (e si vive), con il dramma dell’HIV/AIDS (a big disease with a little name è una perifrasi efficacissima), catastrofi naturali, gang giovanili, investimenti discutibili (ma mettere in relazione il dramma dell’infanticidio colle spese per l’esplorazione spaziale mi è sempre parso un po’ demagogico), olocausti nucleari e nuove guerre fredde ed altri segni dei tempi, tanto per abusare dell’aggettivo ‘profetico’…
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