cheremone’s 2016 top 40 – 2
30 / Kent Jones; Don’t mind; la canzone è andata bene negli Stati Uniti ma ancora meglio in Italia, secondo me perché, à la Renato Carosone, sembra davvero dire Napulè. Solo che è tipo creolo e non c’entra niente. Non si finisce mai di imparare.
29 / Jain; Come: fanciulla francese cresciuta in Congo, questa viene dal suo primo album:
28 / Simonetta, Greta, Verdiana, Roberta: L’amore merita: tutto molto ammirevole, ma la frase “per un amore che poi, in fondo, colpe non ne ha” davvero stona:
27 / Tiziano Ferro; Potremmo ritornare: dati i precedenti, ogni volta che sento la canzone aspetto con orrore uno sbaglio nell’uso dei modi verbali, ma stavolta se l’è cavata. Ben tornato:
26 / The Rolling Stones; Just your fool: fa molto “2016” il fatto che Blue & lonesome sia uno dei dischi più venduti dell’anno
25 / Kids United; La camisa negra: è sempre preoccupante quando le boyband fanno canzoni acustiche e/o cominciano a suonare i propri strumenti. Una rara eccezione:
24 / J Balvin; Jinza: praticamente la versione maschile di Shakira
23 / Maitre Gims; Est-ce que tu m’aimes: ciclicamente ci sono canzoni francesci che hanno successo in Italia. Quest’anno è toccata a questa:
22 / Olly Murs; You don’t know love: giunto a suo tempo secondo all’X Factor inglese, il fanciullo è arrivato incredibilmente al quinto album (il recente 24 hrs) e, per quanto le sue canzoni siano più o meno indistinguibili l’una dall’altra, si lasciano ascoltare:
21 / Robbie Williams: Love my life: sono un po’ di anni che Robbie rischia di diventare parodia di se stesso (vedi Party like a russian), poi ogni tanto si riprende, come con questa canzone, dedicata non a se stesso (I am not my mistakes / God knows I made a few) ma ai suoi figli (I started to question the angels / the answer they gave me was you). Peccato che il video sia un po’ insulso.
(continua qua)
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