I guess it’s just the story of my life
Dopo aver avuto un grandissimo successo nella seconda metà degli anni ’60, Dusty Springfield finì rapidamente nel dimenticatoio, fatto di dischi mal riusciti e problemi personali.
Questo fin quando, nel 1987, i Pet Shop Boys non la coinvolsero nel loro secondo singolo tratto da Actually, What have I done to deserve this:
La collaborazione con Neil Tennant e Chris Lowe proseguì un paio d’anni dopo, con un singolo per la colonna sonora del film Scandal (Nothing has been proved) e con un secondo brano, che secondo me è il momento più alto della joint venture, In private:
Pubblicata nel 1989, la canzone era stata scritta avendo sempre in mente il film Scandal – ma risultò troppo ‘moderna’ per i produttori e fu messa da parte – in quanto è affidata alla voce di una donna che sottolinea il brusco contrasto tra la dimensione privata e la dimensione pubblica di una relazione con un uomo dalla doppia vita ed è in qualche modo cugina di Rent, che è ugualmente cantata dal punto di vista di un mantenuto (words mean so little and money less / when you’re lying next to me):
Nel 1990 Dusty pubblicò quello che sarebbe poi stato il suo penultimo album, Reputation, che per metà è affidato ai PSB – ripropone i due singoli, una cover di I want to stay here e due loro inediti, le sontuose Daydreaming e Occupy your mind – e per metà ad altri produttori (tra cui spicca Dan Hartman).
Il disco è ora ripubblicato in un cofanetto che raccoglie praticamente tutto quanto inciso a suo tempo (ci faremo una ragione dell’assenza della versione strumentale del quarto singolo, Arrested by you) e comprende svariati remix e qualche rarità, oltre che un dvd con cinque video.
Dusty sarebbe poi tornata casa nel 1999:
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