dummies for internet
Su un numero dell’Atlantic dell’estate di quasi dieci anni fa apparve un articolo di Nicholas Carr, Is Google making us a stupid?, destinato a ricoprire un posto centrale in qualsiasi discussione contemporanea su ‘internet’, le cui idee sono state poi sviluppate dall’autore stesso nel più recente The shallows.
A partire da un aneddoto sul soggiorno genovese in cui Nietzsche imparò ad usare la macchina da scrivere, il saggio – dottissimo – riflette sull’impatto che la ‘tecnologia’ ha sul nostro modo di pensare, a partire da sollecitazioni a noi ben note sull’invenzione della scrittura, e su come il cervello umano si adatti agli stimoli che riceve, ben oltre il periodo di ‘formazione’ che tradizionalmente si legava ad infanzia/adolescenza.
Con riferimenti puntuali alle ricerche in ambito neurobiologico, Carr contrappone la complessità del web alla semplicità del ‘pensiero lineare’ che ci ha caratterizzato per i cinquemila anni che vanno dalle prime iscrizioni sumere all’home page del Drudge report, un passaggio che, empiricamente, risulta tutto a svantaggio della modernità (ricerche dimostrano abbastanza chiaramente che chi legge un testo lineare comprende di più, ricorda di più ed impara di più di chi legge un iper-testo).
La rivoluzione antropologica che internet sta producendo nel mondo contemporaneo non può, ovviamente, essere affrontata con spirito neoluddista ma, casomai, ricordando sempre che il cambiamento può solo essere riletto con consapevolezza e non con apodittica rassegnazione. Rage, rage against the dying of the light, insomma.