bohemian bohème – 2
Pare che il nome Szazhalombatta (pronunciato qualcosa come ‘sciazalombàtta’) voglia dire ‘cento tumuli’; il toponimo deriva dal fatto che nell’area urbana sono stati identificati più di un centinaio di tombe a tumulo di età neolitica, attorno alle quali è stato costruito un parco archeologico, che visitiamo nel pomeriggio del nostro primo giorno in Ungheria (la mattina a scuola c’è stato un incontro di benvenuto in cui i fanciulli ungheresi hanno recitato un pezzo de La bella e la bestia che, se non ho capito male, è la loro recita di fine anno), entrando, appunto, in un tumulo:
Episodi claustrofobici a parte, abbiamo incontrato un gruppo di studenti universitari francesi che faceva ‘archeologia sperimentale’ (non ho capito cosa sia) e delle signore che parevano uscite da Goodbye Lenin ci hanno insegnato a lavorare il rame in una curiosa ricostruzione di una bottega neolitica per lo sfruttamento del lavoro minorile:
(Questi qua sopra non siamo noi, ma pare che tutte le scuole che vanno qui finiscano nel parco archeologico a costruire cimeli preistorici)
Poi siamo andati al supermercato (Tesco!) ed ho scoperto che il Nescafé Red Cup qui si chiama Nescafé Cream e che esiste un Nescafé col tappo verde che si chiama Nescafé Brasero di cui anche Wikipedia ignora l’esistenza – se non ho capito male, si trova solo in Scandinavia e nell’Europa dell’est; a me pare un Nescafè più forte e sono preoccupato perché ho quasi finito l’unica confezione che ho comprato. Ah, esiste poi l’Haagen-Dasz al mirtillo ma ho deciso di essere stoico nel seguire la mia dieta ed ho resistito. Affogando, una volta in Italia, la mia disperazione per l’occasione mancata in un banale Haagen-Dasz alla vaniglia. MEGLIO AVERE RIMORSI CHE RIMPIANTI.
Si imparano un sacco di cose, facendo la spesa all’estero.
Trackbacks