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without aknowledging that things were different

9 marzo 2016

9780753827406_0_200_0_0Caso letterario di qualche anno fa, The tiger’s wife di Tea Obreht è un romanzo profondamente balcanico, e non solo perché ambientato dopo le guerre degli anni ’90, per quanto i riferimenti propriamente storici siano volutamente vaghi (direi che siamo sulle colline intorno a Sarajevo, ma potrei sbagliare).

E’ ‘balcanico’ perché solo nei Balcani possono succedere (o si può immaginare che succedano, ma da quelle parti è più o meno la stessa cosa) cose surreali e poetiche, come la storia del vecchio nonno che porta sempre con sé una copia del Libro della giungla di Kipling e che incontra un uomo che non muore mai o la storia della nipote che, da studentessa di medicina, deve trafugare teschi per sfuggire alle regole dell’embargo e poter diventare dottoressa o quella della tigre (Shere Khan, ovviamente) scappata dallo zoo.

Surreale, tipo la canzone scritta da Goran Bregovic (!) per la Serbia all’Eurovision di qualche anno fa:

I Balcani non si capiscono, si guardano straniati.

6 commenti leave one →
  1. 11 marzo 2016 3:57 PM

    “I Balcani non si capiscono, si guardano straniati” non potevi trovare migliore frase!!! Quando lavoravo nei Balcani su un muro c’era scritto Qui chi non impazzisce non è normale … anche questo aveva capito tutto

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  2. 11 marzo 2016 3:58 PM

    Aspetta … quando mi chiedevano “Ma perché ti piacciono i Balcani?” io rispondevo “I Balcani si amano e basta”

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