without aknowledging that things were different
Caso letterario di qualche anno fa, The tiger’s wife di Tea Obreht è un romanzo profondamente balcanico, e non solo perché ambientato dopo le guerre degli anni ’90, per quanto i riferimenti propriamente storici siano volutamente vaghi (direi che siamo sulle colline intorno a Sarajevo, ma potrei sbagliare).
E’ ‘balcanico’ perché solo nei Balcani possono succedere (o si può immaginare che succedano, ma da quelle parti è più o meno la stessa cosa) cose surreali e poetiche, come la storia del vecchio nonno che porta sempre con sé una copia del Libro della giungla di Kipling e che incontra un uomo che non muore mai o la storia della nipote che, da studentessa di medicina, deve trafugare teschi per sfuggire alle regole dell’embargo e poter diventare dottoressa o quella della tigre (Shere Khan, ovviamente) scappata dallo zoo.
Surreale, tipo la canzone scritta da Goran Bregovic (!) per la Serbia all’Eurovision di qualche anno fa:
I Balcani non si capiscono, si guardano straniati.
“I Balcani non si capiscono, si guardano straniati” non potevi trovare migliore frase!!! Quando lavoravo nei Balcani su un muro c’era scritto Qui chi non impazzisce non è normale … anche questo aveva capito tutto
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dove sei stata? io sono stato due volte a sarajevo e c’ho pure fatto la tesi per la ssis ;-)!
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Io sono stata a Prishtina e nord dell’Albania per quasi 6 anni!
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Aspetta … quando mi chiedevano “Ma perché ti piacciono i Balcani?” io rispondevo “I Balcani si amano e basta”
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ok, hai vinto tu ;-)!
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Non ho vinto niente!!! E cmq sei rimasto colpito anche tu dai Balcani… non c’entra il tempo quindi
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