solo io non capisco cosa voglia dire ‘taliàre’?
Era dai tempi del Carlo Magno di Gianni Granzotto che mi toccò sorbirmi alle medie (!) che non mi capitava di dover leggere libri per scuola.
Così, dopo la scoperta di Carofiglio, ho affrontato il mio primo Montalbano, Il ladro di merendine (avevo già letto un Camilleri ma di altro genere)
Posso immaginare che il substrato linguistico possa risultare affascinante, ma il farci l’abitudine mi ha richiesto tempo ed il fatto di non sapere quanto il suo siciliano sia filologicamente corretto mi ha infastidito – sarebbe stato preferibile uno ionico d’Asia, insomma.
Superato lo scoglio, il romanzo ruota attorno a due omicidi apparentemente distinti, di cui un bambino, François (il ‘ladro’ del titolo), è, in un certo senso, testimone inconsapevole, fino ad un finale per il quale l’aggettivo migliore mi pare ‘sereno’.
In tutto questo, medito seriamente di sfogliarne un’edizione inglese o francese o tedesca per compiangere il povero traduttore…
Mi sono chiesta spesso come venga affrontata la questione del siciliano nelle edizioni tradotte in altre lingue, perchè ammettiamolo, buona parte del fascino dei romanzi del Commissario Montalbano è dovuta all’uso del dialetto. Comunque se farai la ricerca in questione spero ci ragguaglierai con la dovizia di particolari degna dell’Ispettore Fazio.
Per quanto mi riguarda posso dirti che abitando a Torino non ho mai avuto difficoltà a trovare persone che mi aiutino con le eventuali traduzioni… basta spiarci.
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