Vai al contenuto

kylie 1988

15 febbraio 2015

67477706_500x500_1Dopo lustri di attesa, la prima parte della carriera di Kylie Minogue riceve la celebrazione che merita.

Tra il 1987 (il debutto inglese di I should be so lucky) ed il 1992 (il primo Gretatest hits) la fanciulla australiana, che all’inizio faceva l’attrice in una soap opera (mai vista) di grande successo, incise quattro album prodotti da Stock Aitken e Waterman (qui celebrati) e conquistò il mondo. I dischi sono ora stati ripubblicati in nuova edizione rimasterizzata ed arricchita da un dvd, nonché da un disco di rarità con cose che mi mancavano e che ora danno senso a questo triste febbraio sanremese.

L’eponimo Kylie si apre con sei canzoni che sono stati grandissimi successi in varie parti del mondo: I should be so lucky, The loco-motion (che ha le sue origini pre-SAW), Je ne sais pas pourquoi, It’s no secret, Got to be certain (il suo secondo singolo, che verteva essenzialmente sulla strenua difesa del decus femmineo dalle avances dei maschietti: “boys are all the same / they’re only looking out / for just one thing“) e Turn it into love, che fu (criminosamente) pubblicata solo in Giappone (dove arrivò al #1) e che fu poi oggetto di particolare popolarità in una cover ad opera di due fanciulle locali (le Wink, scopro):

Le restanti quattro tracce dell’album originale non sono granché (si salva Love at first sight, che non c’entra nulla con l’omonimo singolo tratto da Fever), ma le cose si fanno interessanti con le bonus tracks ed il secondo cd in cui, tra forse troppi remix di The loco-motion (che sin dall’inizio non mi ha mai esaltato), trovano posto lati b (Glad to be alive) e gemme dimenticate, come Made in heaven, il cui video non rende giustizia alla magnificenza del brano ed al suo potenziale:

E si era solo all’inizio…

Lascia un commento