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La quinta stagione di Star Trek Voyager (qui la quarta, col debutto di Seven Of Nine) si apre meravigliosamente con Captain Proton, un programma del ponte ologrammi che è praticamente Flash Gordon sotto stereoidi e che sarà protagonista di un paio di momenti incantevolmente geek (Bride of Chaotica!).
Già il primo episodio, Night, sviluppa un tema originale (un’area di spazio complementamente buia nella quale i nostri eroi stanno ormai da quasi due mesi), per quanto claustrofobico, e tutta la stagione risulta fra le più convincenti.
Gli episodi più significativi direi che siano:
In the flesh, in cui ritroviamo gli alieni della specie 8472 che, come i russi negli anni ’50 costruivano finte cittadine americane per preparare le spie, così hanno ricostruito l’Accademia della Flotta Stellare (giardiniere compreso)
Timeless, il grandioso 100° episodio, in cui Harry Kim e Chakotay cercano (da 15 anni nel futuro) di evitare una catastrofe che ha ucciso tutto l’equipaggio
Latent image, più che altro per il fatto che citano La vita nuova di Dante, cosa che non capita frequentemente
Dark frontier, il magnifico (e doppio!) episodio sui Borg che ci aspettavamo da quanto scoprimmo che Voyager sarebbe stato ambientato nel quadrante Delta
Course: oblivion, uno dei miei episodi preferiti. Si scopre cosa è veramente successo in Demon, un episodio della quarta stagione e si ha l’ennesima conferma che non tutto è come sembra, cosa che è sempre importante ricordare
Someone to watch over me, dove Seven of Nine ed il dottore olografico cantano You are my sunshine
Relativity, da vedere solo se i paradossi spazio-temporali non vi fanno venire il mal di testa
Equinox, un discreto finale di stagione, in cui si scopre che nel quadrante Delta c’è un’altra nave della Flotta Stellare, il cui comportamento è meno morigerato di quello del Voyager…
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