stvoy 4
Nel finale della terza stagione di Voyager, il capitano Janeway aveva stretto una pericolosa alleanza con i Borg per affrontare un nemico comune, la misteriosa ‘specie 8472‘. Dall’alleanza i nostri eroi ottengono un passaggio sicuro attraverso il territorio dei Borg e soprattutto un nuovo membro dell’equipaggio, Seven of Nine (e in The gift si liberano di Kes), cioè un Borg che ritroverà pian piano la sua umanità (l’idea viene da un classico episodio di The Next Generation), fino a diventare ridondantemente protagonista della serie (i maligni notano che da questo punto in poi Voyager si riduce spesso ad un duetto Janeway/Seven), cosa comunque comprensibile per via del gigantesco successo di First Contact, il film del 1996 che al tempo fu il maggior successo dell’intero franchise e che vedeva, appunto, i Borg come antagonisti di Picard.
La quarta stagione offre comunque momenti significativi non Seven-centrici, tra i quali giova ricordare:
– Day of honor, una delle poche volte in cui ST riesce ad essere romantico
– Year of hell, che praticamente anticipa lo Star Trek di JJ Abrams con un tizio che cambia la storia per suoi fini facendo vivere al Voyager un ‘anno d’inferno’
– Concerning flight, con un sempre brillante Leonardo da Vinci che finisce in ‘Ammerica‘
– Message in a bottle, quando spediscono il dottore nel quadrante alfa e finisce su una nave piena di romulani ed incontra il suo modello 2.0. Ed è pure il titolo di una canzone dei Police, tanto per restare sul postmoderno
– Hunters, in cui si introducono gli hirogen, i nuovi cattivi della stagione (che faranno grandi cose in The killing game)
– Living witness, che è un bellissimo episodio su come la storia possa essere cambiata e deformata. Pare un saggio di Veyne.
– Demon, una delle mie puntate preferite, in cui un pianeta di classe Y si rivela ospita di un’inedita forma di vita
Una grande stagione per una serie che ha, finalmente, trovato la strada per casa…
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