inter arma leges silent
Inter arma leges silent è una frase che Cicerone usa nella Pro Milone (10-11) per giustificare la reazione di Milone che, attaccato sulla via Appia da una squadraccia di Clodio, non ricorre alla legge ma affronta l’avversario (uccidendolo), appellandosi non ad una legge scritta (di fronte alla violenza, scrive, le leggi tacciono) ma ad una legge naturale (non scripta, sed nata lex) che permette il ricorso all’autodifesa.
Oltre al fatto che nel caso specifico si può anche sospettare che Milone avesse premeditato il tutto (punto che Cicerone, con nonchalance, evita bene di far presente), la frase ha finito poi con indicare altro, cioè come in guerra il diritto talora si sospenda, per un supposto ‘bene superiore’ (come spesso capita nella storia e pure in un episodio di Deep Space Nine con questo titolo).
Sarà stato per questo che, in un momento particolarmente cupo della guerra contro il Dominion, la Federazione abbia deciso di armare segretamente un pianeta neutrale e confinante con l’impero Klingon, in chiara violazione degli accordi precedenti. E quando il governo di quel pianeta decide si usare quelle armi, e quindi rivelare il comportamento illegale della Federazione, non si trova niente di meglio che mandare l’Enterprise a risolvere la faccenda, senza dire nulla a Picard sull’origine di quelle armi di distruzione di massa…
A raccontarci cosa succede è A time to kill di David Mack, settimo volume della serie di cui si parlava qua, dove ritroviamo personaggi a noi noti (alla fine di DS9, Martok era cancelliere dell’Impero Klingon ed il buon Worf era diventato ambasciatore presso i Klingon) ed una storia con molto potenziale, solo in parte sfruttato in questo volume (ma c’è un seguito)…
Trackbacks