una canzone a caso – 145
U2, Sunday bloody sunday
Forse una delle canzoni più famose degli U2 (e certamente uno dei loro brani più ‘politici’), Sunday bloody sunday non fu mai pubblicata come singolo nei due paesi coinvolti nella vicenda cui la canzone allude, l’Inghilterra e l’Irlanda.
Il titolo infatti fa riferimento alla domenica di sangue del gennaio 1972, uno di quei momenti in cui le guerre di religione (che avevamo lasciato nell’Europa del XVII secolo, per dire) tornarono ad essere prepotentemente di attualità, in una delle fasi più drammatiche degli scontri tra cattolici e protestanti che insanguinarono l’Irlanda del Nord e che solo negli ultimi lustri paiono aver trovato conclusione.
Quando gli U2 pubblicarono il loro terzo album, War, erano in procinto di diventare il gruppo più importante del decennio e la scelta di una canzone che richiamasse esplicitamente le responsabilità britanniche nella faccenda, pur sottolineando la volontà di non ricorrere alla violenza (Broken bottles under children’s feet / Bodies strewn across the dead end street /But I won’t heed the battle call), fu facilmente manipolata, ragion per cui, nell’introdurla dal vivo, Bono volle sottolineare la natura pacificista del brano (this song is not a rebel song) e fare, di quella che è musicalmente una marcetta marziale, una riflessione ed un invito alla speranza, perché non ci fossero più giornate di sangue:
E how long must we sing this song risuona comunque attuale, per quanto ad altre latitudini…
Quando gli U2 non erano ancora delle pop star commerciali.
(e tra le righe, Bono lo era anche di fatto ;o)
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