graecum est, nondum legitur
Sono arrivato al secondo (ed ultimo) tomo (pare disponibile in italiano, gli originali comunque stanno qui) della Letteratura Greca della Cambridge (qui il primo), in cui si parla di storiografia (con illuminanti pagine su Erodoto e Tucidide e le consuete critiche allo sciatto Senofonte delle Elleniche*), sofistica, medicina, filosofia (Platone, Aristotele, stoici ed epicurei), oratoria, poesia (scopro così che Licofrone avrebbe inventato l’anagramma, con cose tipo Ptoleimai:oV = ajpo; mevlitoV ed jArsinovh = ijvon JvHraV, e che il primo acrostico della storia è in Arato, Fenomeni 783-787), con giudizi talora netti (la Argonautiche di Apollonio Rodio sono “uno dei più splendidi fallimenti letterari dell’intera vicenda poetica greca”, p. 302).
Si parla poi della letteratura di età imperiale, con i suoi autori minori, talora inquietanti ( “sembra che le capre accendano le sue più profonde emozioni poetiche”, scrivono a proposito dei Cynegetica di Oppiano) e si conclude col mio mito Nonno di Panopoli (di cui ricordo sempre la parafrasi di Giovanni).
* gli si rinfaccia, cosa che non avevo mai notato, di non avere una visione d’insieme della realtà e di procedere ‘a compartimenti stagni’, visto che le Elleniche sono essenzialmente uno sterile elenco di fatti, mentre tratta solo altrove temi profondamente ‘storici’ – come la riflessione sulle forme di governo (lo Ierone o la Costituzione di Sparta, ma anche la Ciropedia) o l’importanza della figura di Socrate e la sua condanna (Memorabili, Apologia etc. ); che non ne comprenda la portata storica pare imbarazzante – che un Erodoto ma anche un Tucidide avrebbero volentieri sviluppato nelle rispettive Storie.