contro la stupidità anche gli dèi lottano invano
Uno dei più grandi scrittori di fantascienza (ok, diciamo pure il più grande), Isaac Asimov, ha costruito degli universi narrativi di incredibile profondità (il ciclo dei robot – Asimov ha inventato le ‘leggi’ della Robotica e la parola ‘positronico’, per dire – quello dell’Impero e soprattutto quello della Fondazione) in cui, curiosamente per il genere letterario, gli ‘alieni’ sono al massimo dei robot o degli studiosi di psicostoria, mentre, quando si pensa alla fantascienza, si immaginano solitamente omini verdi, vulcaniani o Ewoks.
Un’eccezione, un romanzo cioè in cui siano centrali degli ‘extraterrestri’, è il classico Neanche gli dei (1972), in cui si immagina che in un futuro lontano (2070) gli esseri umani vengano in contatto con un ‘para-universo’ (ciao, Fringe!) in cui le leggi della fisica come noi le conosciamo non hanno senso ed i cui abitanti non sono i consueti ‘umanoidi’ cui siamo abituati; la parte centrale del romanzo è quella in assoluto più affascinante, perché Asimov racconta la storia dal punto di vista del ‘para-universo’, popolato da una sorta di ‘nubi atomiche’ di diversa consistenza e con Dua crea uno dei più intriganti personaggi di tutti i tempi…